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Kawasaki Z800, l'evoluzione del quattro cilindri

È l'erede della Z750 con uno schema motoristico che ha pochi eguali in tema di pastosità della erogazione di potenza.
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Cambiare poco per non cambiare niente o, meglio, dare l'impressione di variare poco il tema già svolto, modificando quasi tutto: la Kawasaki Z800, novità 2013, è la naturale evoluzione della conosciuta Z750 dalla quale eredità - migliorandole - tutte le più buone caratteristiche. Questa nuova Kawasaki, tenendo fede alla storica sigla Z, ruota ancora una volta attorno al motore a quattro cilindri in linea che in questi anni (la Z750 è del 2004) ha convinto quasi 200.000 appassionati europei che, acquistandola, hanno apprezzato il favorevole e positivo mix di qualità, prezzo e ottime prestazioni.

I cinquanta cc in più non stravolgono nella sostanza questa quadricilindrica: due lustri fa, alla prima immissione sul mercato, la Z750 dovette vedersela con i 600 di pari frazionamento (Suzuki Bandit, Honda Hornet, Yamaha Fazer) e dieci anni fa il successo di questa Kawasaki fu immediato perché, più o meno allo stesso prezzo di listino delle già citate 600, la Z750 offriva maggiori prestazioni e soprattutto una guida più facile e decisamente più pastosa ai bassi e medi regimi, più fruibili proprio grazie alla maggior cilindrata di Kawasaki rispetto alla concorrenza.

Oggi le cose sono cambiate con le 600 che in alcuni casi sono cresciute di cilindrata (come la Yamaha FZ8, la Mv Agusta e la Triumph a tre cilindri) e con l'elettronica che aiuta sia nel miglioramento dell'erogazione della potenza, sia nella gestione di molti sistemi di sicurezza quali il controllo di trazione, le sospensioni attive e l'Abs. Kawasaki con la nuova Z800 in effetti non ha stravolto i propri concetti di base: il piccolo aumento di cilindrata (alesaggio dei cilindri maggiore) ha portato con sé molti affinamenti nei cinematismi del motore ma, a fronte di un aumento di potenza sensibile (siamo a quota 115 Cv), non sono stati adottati né il controllo di trazione né la possibilità di variare il setting delle prestazioni del motore, aumentando o diminuendo la potenza in funzione delle condizioni del fondo stradale e del tipo di guida scelto.

Questa assenza di una elettronica forse sin troppo invasiva è comunque una buona scelta da parte di Kawasaki che ha voluto mantenere un prezzo di listino ragionevole (si parte da meno di 9.000 euro, più 600 euro per l'Abs), lasciando alla concorrenza europea - Bmw, Ducati, Mv, ecc. - maggiori sofisticazioni in tema di elettronica ma a listino finale più elevato.La Kawasaki Z800 si basa dunque ancora sul quadricilindrico in linea, un must nei listini di questa casa giapponesi che crede in questo schema da parecchi lustri: la validità del quattro cilindri in linea è fama nota (Kawasaki lo ha anche dimostrato nel recente Mondiale Superbike) e i lati migliori di un simile frazionamento sono senza dubbio la dolcezza e la pastosità ai bassi regimi, una robustezza e un'affidabilità consolidata (la velocità media del pistone è abbastanza contenuta) e una buona risposta in termini di potenza quando si richiede il massimo dal motore; il rialzo agli 800 cc. ha permesso di rivedere i cinematismi interni con un buon guadagno in termini di peso.

Dal punto di vista estetico, la Z800 presenta molti miglioramenti: diverso il disegno del serbatoio e variata la triangolazione di pedane e manubrio per una posizione di guida ancora più confortevole pur caricata in avanti; nuova la strumentazione - tutta digitale - e ottime le finiture globali. La ciclistica della Z800 poggia su un telaio rivisto in alcuni punti per offrire maggior rigidità mentre le raffinate sospensioni (ampiamente regolabili) fanno il paio con i freni a disco dal disegno a margherita (di maggior diametro rispetto alla Z750) e con la possibilità di abbinare l'indispensabile Abs. Tra gli accessori un cupolino maggiorato che permette alla Z800 un più comodo uso turistico: le caratteristiche del motore sono votate al comfort e non saranno pochi gli appassionati che vedranno nella 800 un'ottima compagna di gite mototuristiche.

Luca Scarpat

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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