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Jacobs: il re con 4 corone. Il segreto? Nella testa

Ieri a Monaco di Baviera la consegna della quarta medaglia d’oro individuale vinta nel giro di 18 mesi
Marcell Jacobs ha dominato anche all’Europeo - © www.giornaledibrescia.it
Marcell Jacobs ha dominato anche all’Europeo - © www.giornaledibrescia.it
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Se vuoi, puoi. E Marcell Jacobs evidentemente può. Di testa, prima ancora che con il fisico. E l’Europeo dei 100 metri conquistato l’altra sera a Monaco di Baviera l’ha ribadito ancora una volta. «Pensavo solo a me stesso quando ero in pista, dopo il forfait ai Mondiali non ho mai pensato di non venire agli Europei e il focus era esclusivamente su questo oro», ha detto il campione olimpico della velocità nell’immediato dopogara. Celando dietro a quelle risposte una sola, grande verità: se sta bene, nulla gli è precluso.

Lo si è capito a Tokyo quando si è palesato al mondo intero con il titolo olimpico, l’ha ribadito l’altra sera in Germania allungando così una parabola da stropicciarsi gli occhi: 18 mesi, 4 corone individuali a livello internazionale. Formalmente l’ultima corona gli è stata consegnata ieri, poco prima dell’ora di cena, nel cuore del parco olimpico che ospitò i Giochi del 1972. Una cerimonia gremita. Da tanti tedeschi, accorsi in massa per celebrare tra le altre cose l’oro della centometrista Gina Luckenkemper e del decatleta Niklas Kaul. Ma anche per applaudire l’ennesima impresa del velocista diventato uomo dei sogni, lo sprinter capace di sovvertire le gerarchie mondiali dell’atletica leggera, imponendo l’Italia come modello da seguire. Solito sorriso, Jacobs s’è messo al collo la medaglia d’oro e una mano sul cuore durante l’inno sul palco allestito in riva ad un laghetto. Quasi un segno del destino: lui, il figlio del Garda, portato in trionfo su un piccolo bacino nel centro di Monaco di Baviera.

Mentalità

In realtà il destino, il fato o chiamatelo come volete, centra ben poco nell’evoluzione di un atleta che nel giro di un anno e mezzo ha dipinto - uno dopo l’altro - dei capolavori sulla pista di atletica. Le statistiche dicono che da marzo 2021 ad agosto 2022, solamente a livello individuale sono arrivati per lui quatto trionfi (con il desenzanese ci possiamo permettere il lusso di lasciare anche da parte un oro olimpico in staffetta oltre agli svariati titoli nazionali sulle due distanze).

Dall’Europeo indoor di Torun 2021 all’apoteosi olimpica di Tokyo, dal Mondiale indoor di Belgrado 2022 alla rassegna continentale di Monaco di Baviera. Un’ultima chicca festeggiata già nella notte passata a Casa Italia collection, dove è arrivato in compagnia della moglie Nicole per rivivere in video le emozioni che ha regalato e firmare il pannello riservato ai medagliati azzurri, prima di gustarsi un bel piatto di pasta per cena. Per fare il grande slam manca solamente l’oro iridato al coperto e Jacobs non ha mancato di sottolineare come d’ora in poi tutte le energie saranno incanalate verso il Mondiale del prossimo anno a Budapest.

Jacobs a Casa Italia dopo la gara - Foto Fidal
Jacobs a Casa Italia dopo la gara - Foto Fidal

In attesa della ciliegina, le statistiche dicono che Jacobs da solo a quasi 28 anni ha portato a casa già quattro dei cinque titoli personali a cui si poteva ambire. E il segreto è tutto nella testa (oltre che nel fisico). Perché se Jacobs sta bene, agli altri restano le briciole. È stato così a Tokyo, è stato così anche l’altra sera all’Olympiastadion. Con una differenza: in Giappone è arrivato quasi nell’ombra e ha fatto all-in; in Baviera è arrivato con i fari puntati addosso ed è riuscito a trovare il riscatto dopo il boccone amaro ingerito al Mondiale di Eugene. E li si è vista la forza mentale di Jacobs.

Se un mese fa s’è presentato ai blocchi condizionato dai guai fisici, questa volta è riuscito ad andare oltre. Un Jacobs poco sereno avrebbe potuto essere distratto dal contrattempo. Invece è rimasto focalizzato sull’obiettivo, come all’Olimpiade, mostrandolo a tutti con quel gesto delle mani in partenza che è oramai il suo grido di battaglia.

Dati tecnici

Altra annotazione, stavolta tecnica. In una stagione in cui ha passato più tempo sul lettino del fisioterapista che in pista, in cui l’allenamento è sempre stato limitato ed a singhiozzo per via dei problemi fisici, a quello che è diventato l’appuntamento dell’anno è stato in grado di presentarsi con poca benzina nelle gambe e stampare un 9’’95. Mancano 15 centesimi al 9’’80 di un anno fa, ma fisicamente quello era un Jacobs rodato ed al top. Il 9’’95 l’ha fatto allenandosi un paio di settimane.

La finale europea dei 100 metri vinta dal desenzanese - © www.giornaledibrescia.it
La finale europea dei 100 metri vinta dal desenzanese - © www.giornaledibrescia.it

Il suo coach Paolo Camossi ha detto che senza intoppi Jacobs sarebbe arrivato a Eugene sui tempi dell’oro, quindi intorno a 9’’86. E a quel punto la mente avrebbe fatto la differenza. Nel confronto diretto, negli ultimi 18 mesi, il desenzanese non ha avuto rivali. E infatti rilancia: «Un orgoglio i due ori, ma vorrei sfidare gli americani. Servirebbe una wild card per le finali di Diamond League a Zurigo (7-8 settembre, ndr), spero sia possibile», dice lo psrinter. Questione di tempo. E di testa. Jacobs può.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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