Italia o Florida? Il dilemma di Marcell Jacobs per il rilancio
All’indomani dell’annuncio della conclusione del sodalizio tecnico con Marcell Jacobs, Paolo Camossi preferisce il silenzio. «Non è ancora il momento di parlare», è il messaggio lapidario che ci indirizza. Tra gli addetti ai lavori è invece un continuo chiacchierare sul futuro allenatore del desenzanese.
Ipotesi
Se Jacobs resterà in Italia, il nome più gettonato è quello di Marco Airale, la cui base è a Padova. Se invece dovesse scegliere l’estero il suo legame con Puma potrebbe indirizzarlo verso la Florida e il team di Rana Reider. Proprio a Jacksonville si trova in questi giorni Simone Collio, ex sprinter azzurro e oggi affermato fisioterapista: «Sono arrivato qui dopo il meeting di Eugene e mi tratterò un paio di settimane, perché sto seguendo la riabilitazione di Travyon Bromell».
L’analisi del 43enne milanese di nascita, ma bresciano di famiglia («Mio padre Dario è nato sul lago di Idro e io ho trascorso in Valle Sabbia tutte le estati da piccolo. I miei genitori villeggiano ancora lì, mentre a me ogni tanto mi capita di tornarci») muove da un punto fermo: Jacobs si è separato da Camossi perché vuole allenarsi all’interno di un gruppo.
Scelta
«Dopo anni di solitudine Marcell ha bisogno di un confronto ad alto livello anche in allenamento e non solo in gara. Da qui credo sia nata la voglia di cambiare aria. Camossi è un validissimo tecnico, ma oltre a Jacobs non segue altri forti». D’altronde lo stesso Collio si allenava col gruppo di Roberto Bonomi a Rieti: «Non sono mai stato da solo, con me c’erano colleghi del calibro di Donato e Verdelli. Uno sprinter solitario non va da nessuna parte».
Italia o estero? Secondo Collio la scelta di Jacobs considererà anche le esigenze familiari: «Se sei marito e padre di bambini piccoli, non puoi non mettere i tuoi cari al primo posto quando decidi ci cambiare città». Se il prescelto sarà Airale, Collio ritiene che insieme agli sprinter inglesi a Padova il desenzanese possa trovare «un tecnico giovane, di 33 anni, ma col curriculum già zeppo di esperienze prestigiose».
Estero o no
Se invece l’uomo del futuro sarà Reider, Jacobs lavorerebbe con «uno dei migliori tecnici di velocisti al mondo. Di buono a Jacksonville, come del resto in tutti gli Stati Uniti, non c’è solo la presenza di compagni di team, ne cito uno su tutti, il canadese Andrè De Grasse, campione olimpico dei 200 metri, ma anche di strutture di prim’ordine, tutte all’interno del campus universitario. A questo aggiungerei la presenza costante di uno staff pieno di professionisti del settore, dal medico al fisioterapista, dal chiropratico al nutrizionista».
Infine una battuta sul fisico di Jacobs: «Non imputerei le problematiche al team di Marcell, composto da persone validissime. Da quanto ho potuto osservare dai suoi post i suoi lavori in palestra mi sembrano prudenti, senza eccessivi sovraccarichi. Non ho però elementi precisi per dire se Marcell sia o meno fragile», conclude Collio.
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