I Mulonia Bros e Gazzoli conquistano l'Iditarod 1000
«Nom a Nome». Detto, fatto. In 18 giorni e 5 ore. Tanto hanno impiegato i tre bresciani Willy e Tiziano Mulonia e Roberto Gazzoli assieme a Gaizka Aseguinolaza, Jussi Karjalainen e Graham Muir (rispettivamente giunti da Spagna, Finlandia e Nuova Zelanda) a percorrere in bici l'impressionante tracciato della Iditarod Trail Invitational 1000, la sfida estrema attraverso i ghiacci e le nevi dell'Alaska che porta da McGrath a Nome.
Proprio con il... nome della cittadina che è traguardo bianco della competizione hanno sempre giocato i pedalatori dell'estremo della Leonessa, abbinandogli quel "nom" brescianissimo a dire della determinazione nostrana con cui Gazzoli e i Mulonia Bros puntavano l'arrivo.
Per il clarense Willy - già autore di imprese che lo hanno visto in sella tra il deserto di Atacama e i 5.000 del Tibet, oltre che del libro "Chino verso Nord" che le ripercorre - e per Gazzoli si tratta anche di una rivincita sulla pandemia e sulla sfortuna: mentre partecipavano all'edizione 2020, i due ultrabiker erano stati infatti fermati perché l'avanzare del coronavirus a livello internazionale e una tempesta imprevista avevano imposto agli organizzatori di sospendere la competizione. Erano tra gli otto partecipanti divenuti, dal luogo in cui fu decretato lo stop, la pattuglia degli "Unalakleet Eight".
Ci sono voluti due anni, ma quell'arco negato che segna l'arrivo di Nome è stato raggiunto, nonostante tutto, comprese le temperature che scendono anche i - 18°C. Un video diffuso via social dallo staff dell'evento mostra il gruppo di sei ciclisti che sfilano esultanti tra le due file di case che costituiscono l'abitato di Nome.
Un ritorno per Willy Mulonia - 55 anni - che aveva corso le edizioni del 1999, 2000 e 2018. Nel 2020 e nel 2021 invece era stato Tiziano, 49 anni, a percorrere la versione "breve" dell'Iditarod (350 miglia, 563 km), alla quale quest'anno si è aggiunta la gloria della versione da 1.000 miglia (circa 1.600 km). Mai quanto adesso #nomanome non è più solo un hashtag.
Tra i primi a complimentarsi via social con i tre bresciani, un altro ultracyclist nostrano, il trumplino Luca Bettinsoli, che nel 2018, all'Iditarod 350 arrivò secondo assoluto:
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