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Da Jacobs a Stano Ombre e luci nel Mondiale targato Italia

La risonanza magnetica del desenzanese ha messo in luce una lesione: avanti quindi con la rieducazione
La staffetta 4x400 italiana: da sinistra Polinari, Mangione, Folorunso, Troiani - © www.giornaledibrescia.it
La staffetta 4x400 italiana: da sinistra Polinari, Mangione, Folorunso, Troiani - © www.giornaledibrescia.it
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Il Mondiale più ricco di sempre, sul piano della partecipazione, non è stato altrettanto soddisfacente sul fronte dei risultati per il movimento bresciano. Sul giudizio finale pesa purtroppo la disavventura di Marcell Jacobs, per il quale la rassegna iridata è stata stregata. Il desenzanese è arrivato a Eugene pensando di essere guarito, ma gli è bastata la volata nella batteria dei 100 per comprendere come i problemi muscolari si fossero trasferiti dal bicipite femorale sinistro all’adduttore della coscia destra.

Situazione

L’ecografia effettuata in Oregon prima del decollo ha evidenziato una riduzione dell’edema e l’assenza di lesioni, mentre la risonanza magnetica di ieri a Roma «ha accertato - si legge in un comunicato - la presenza degli esiti di una lesione, valutabile tra il primo ed il secondo grado in fase riparativa, a carico del grande adduttore destro... Lo staff sanitario azzurro ha disposto la prosecuzione del percorso riabilitativo fino a completa guarigione». Vedendo quanto capitato ad Andre De Grasse durante il Mondiale – il canadese ha rinunciato precauzionalmente a correre i 200, riposandosi in vista della staffetta che ha poi vinto – verrebbe da ripetere l’esperienza anche con Jacobs: se il gardesano non dovesse essere al cento per cento per i 100, perché non utilizzarlo esclusivamente in staffetta a Monaco? Si vedrà. Panorama.

Intanto, l’America per gli altri bresciani è stata una trasferta senza sudore: Pivotto e Bonora sono rimasti infatti riserve delle 4x400. Per quel che riguarda invece le portacolori dell’Atletica Brescia, hanno gareggiato in tre su cinque: Alice Mangione non ha superato la batteria dei 400, Nicole Colombi si è ritirata nella marcia e la coppia Polinari-Mangione ha rispettivamente aperto e chiuso la 4x400 azzurra, settima in finale.

Allargando allo sguardo alla spedizione tricolore, grazie all’oro di Massimo Stano nella marcia e al bronzo di Elena Vallortigara nell’alto, è stata la miglior rassegna iridata in termini di medaglie e finalisti degli ultimi 19 anni. Era infatti da Parigi 2003 che non si vinceva un oro (Stano succede a Giuseppe Gibilisco) e non si totalizzavano 39 punti. Dei dieci finalisti solo Tamberi e Stano si sono ripetuti rispetto a Tokyo, mentre gli altri otto sono volti nuovi. Hanno fallito quindi le punte – si è salvato solo il marciatore, mentre la 4x100 è affondata, Jacobs è rimandato ad agosto e Tamberi si è difeso come ha potuto – ma la base ha risposto presente.

Se il confronto è con i Giochi di Tokyo (cinque ori) l’esito è un disastro, se invece il termine di paragone sono le precedenti rassegne iridate (sia a Londra 2017 sia a Doha 2019 era arrivato solo un bronzo) il giudizio è positivo, perché «il Mondiale ha detto che la base degli atleti italiani di alto livello si sta allargando. L’emergere di talenti che lo scorso anno erano più indietro è sintomatica di un’età dell’oro che dà questi frutti, anche per l’effetto emulazione di Tokyo», ha sintetizzato il numero uno della Fidal, Stefano Mei, per il quale il voto alla spedizione è 8,5.

«Non ce la siamo sentita di imporre scelte, abbiamo fatto decidere gli atleti, alcuni hanno preferito doppiare, altri si sono concentrati su Monaco. Credo che la struttura e gli allenatori personali abbiano lavorato bene, e altri lo potranno dimostrare anche agli Europei: punto a un’edizione migliore di quella di Spalato 1990», ha aggiunto Mei.

In ottica rassegna continentale, la Germania si è presentata con la squadra B, fatta eccezione per i decatleti e la Mihambo, e la Francia a ranghi ridotti, pertanto in Baviera da Ferragosto in poi sarà un’altra storia. Hayward Field chiude i battenti con gli Stati Uniti dominatori (13 ori, 9 argenti e 11 bronzi), Duplantis e Sydney McLaughlin come volti da copertina. Tre primati del mondo individuali non si vedevano da Goteborg ’95.

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