Anche il rally e la F1 salgono a bordo: la Mille Miglia vista da Miki Biasion e Giancarlo Fisichella
Per uno abituato in carriera ad affrontare le curve a oltre duecento chilometri orari, percorrere lunghi tratti in zona 30 potrebbe sembrare un gioco. «E invece no. Per vincere questa gara bisogna essere dei top driver». Parola di Giancarlo Fisichella, ex pilota di Formula 1 che ha partecipato alle prime tre tappe della Mille Miglia.
«Viaggiamo su auto che hanno tanti anni e che vanno trattate in un certo modo. Non è una gara di quelle sprint che sono abituato a fare io, ma è una gara di regolarità e quindi bisogna fare dei tratti a venti, ventidue, venticinque chilometri orari, cosa che va contro il mio Dna però insomma è anche quello il difficile. Essere precisi» racconta il pilota romano che le ultime edizioni della Corsa rossa le aveva vissute a bordo di auto green. Vincendo. La musica – e non solo quella del motore – quest’anno è cambiata.
Orgoglio italiano
«Non si può pensare di vincere la Mille Miglia contro equipaggi che sono veramente preparati. È un altro sport» assicura Fisichella. Che ancora una volta ha toccato con mano l’entusiasmo della gente. «Penso che sia una delle gare più importanti al mondo e parlo di tutte le categorie. Lo dico dopo aver notato quanta passione c'è in giro e quanto tifo».
Un esempio? «Prima di arrivare a Viareggio abbiamo avuto un guaio tecnico. Siamo stati quattro ore fermi e c’erano dei problemi che erano quasi impossibili da riparare. Si sono fermate delle persone che si sono adoperate per portarci in giro da meccanici e siamo riusciti a ripartire. Questo è il bello di questa gara. Sono stato orgoglioso di essere italiano».
Tifo ovunque
Entusiasmo che ha travolto un altro ex pilota. Quel Miki Biasion due volte campione del mondo di rally. «Unico italiano e per di più con un’auto italiana» sottolineano gli amici. Che lo seguono ovunque e in alcuni casi lo scortano. Osannato dalla gente, Biasion viene fermato ad ogni angolo.
«Mi portano modellini da firmare, mi chiedono fotografie e autografi. È una soddisfazione, anche un’emozione vedere che tanti appassionati si ricordano di quello che ho fatto per il motorsport italiano» ammette l’ex rallista. Lui abituato a schiacciare sull’acceleratore, deve ovviamente controllarsi. «È un altro modo di guidare e di gareggiare. Sono rispettoso di tutti i limiti» assicura.
L’appello
Poi lancia un messaggio agli organizzatori. «Calcolando che il novanta per cento della gente qui lo fa per passione, per divertirsi, questi orari e queste sgobbate non danno l’opportunità a chi viene soprattutto dall’estero di gustarsi i paesaggi e di godersi della gara».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giancarlo Fisichella, sceso definitivamente dall’auto ieri a Roma. «Posso dire che è dura, è veramente dura partire la mattina presto, fare tante ore in macchina, in mezzo al traffico. Ci sono dei momenti spettacolari, paesaggi bellissimi però le ore in auto sono tante. In macchine spesso molto piccole, che emanano caldo, non hai aria condizionata e al contrario hai problemi con la frizione, con i freni. Il mio consiglio? Si può continuare anche a gareggiare su cinque giorni, però con meno ore in macchina, meno chilometri».
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