Alex Botturi ha vinto per la seconda volta l'Africa Eco Race
Per il secondo anno consecutivo Alex Botturi vince l'Africa Eco Race. Ed è la quinta volta in dodici anni di competizione che un italiano sale sul gradino più alto del podio.
Grande la soddisfazione del lumezzanese. «Ora posso dirlo, quando sono arrivato qui all'Africa Eco Race mi sentivo molto diverso dall'anno scorso. Non ero più lo stesso e la caduta del Panafrica aveva influenzato molto il mio modo di guidare. Non mi sentivo sicuro, continuavo a rivivere il brutto volo di fine settembre, e non acceleravo come avrei voluto. Poi piano piano mi sono sciolto, mi sono rilassato e ho ritrovato la voglia di guidare la moto».
La vittoria arriva al termine dell’ultima prova speciale, 187 chilometri durissimi attraverso il deserto del Senegal. Botturi alza le braccia al cielo quando taglia il traguardo e gli occhi brillano dalla felicità, soprattutto perché quest'anno è stata veramente difficile: «Un'altra gara, completamente, in tutti i sensi. Si è alzato il livello degli avversari e si è alzato anche moltissimo il livello delle prove speciali, stavolta ho davvero visto territori immensi e spettacolari, ma ho fatto fatica, tanta. Sono arrivato al bivacco più di qualche volta davvero stanco. E questo mi dà ancora più soddisfazione».
Mentre festeggia, Alessandro si commuove: «Ora lo posso confessare, avevo un magone in questi ultimi giorni. La scomparsa di Paulo Goncalves mi ha toccato tantissimo ma ho cercato di non darlo a vedere. Ho sofferto in silenzio ma è stato qualche cosa di profondo. Voglio dedicare a lui questa vittoria, al mio vecchio compagno di squadra».
Domani ci sarà l’ultima prova della gara, sul Lago Rosa in Senegal, che però non avrà validità per la classifica assoluta. Una passerella, insomma, dopo la grande gioia odierna. «Voglio fare i complimenti a tutti - dice Botturi -. All’organizzazione, al mio meccanico, Paolo Lucci che è stato davvero bravo e a Giovanni Gritti che non ha esitato ad aiutarmi quando ne avevo bisogno. E voglio farli anche a Ullevalseter – dice abbracciando l’avversario – perché è un osso duro, uno che non molla mai. Un vero vichingo».
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