Addio Pavel Srnicek: il ricordo di Calori e Caracciolo
Ci ha lasciati ieri, martedì, Pavel Srnicek, ex portiere delle rondinelle. Era in coma da giorni, dopo un arresto cardiaco mentre faceva jogging nella sua Ostrava, in Repubblica Ceca.Aveva 47 anni. Era stato il primo portiere dell’indimenticabile Brescia di Baggio e Mazzone.
Il Sor Carletto lo volle per sostituire Bodart, che era l’idolo di una parte di tifoseria. Una decisione che creò una crepa tra il tecnico di Trastevere e quei tifosi. Srnicek fu il titolare nella stagione 2000-2001, quella conclusa dalle rondinelle con lo storico settimo posto che consentì anche la partecipazione all’Intertoto.
Giocò 26 partite Pavel, le altre furono di Castellazzi. Che l’anno successivo gli prese definitivamente il posto, poi fu la volta di Sereni e a gennaio 2003 Srnicek emigrò a Cosenza. In due stagioni e mezzo in biancoazzurro Srnicek collezionò 32 presenze con la V sul petto.
Abitava a Desenzano, aveva preso casa lì perché la figlia frequentava una scuola americana, la ragazza aveva il pallino della Nasa, lì voleva andare a lavorare. A lei ieri il Brescia, che sul proprio sito ha pubblicato anche una nota ufficiale, ha spedito un telegramma di condoglianze.
Pavel stava sempre in famiglia, era legatissimo alla moglie Pavla, una donna alta e bellissima, dalla quale si era però poi separato. Nella squadra (serie A) della sua città, Ostrava, l’ex portiere del Brescia era stato di recente anche preparatore dei portieri e direttore sportivo.
Tifosissimo del Newcastle, dove aveva giocato prima di venire a Brescia, ha scritto un libro intitolato «I’m a Geordie», i tifosi dei Magpies vengono infatti chiamati anche Geordie’s boys. Ieri il sito del principale quotidiano di Newcastle gli ha dedicato l’apertura della prima pagina.
Alessandro Calori aveva stabilito con lui un rapporto speciale: «Eravamo portiere e difensore centrale - ricorda Sandro -, come legati da un filo invisibile. Se chiudo gli occhi mi sembra di sentire ancora il suo vocione che mi guida». Anche Andrea Caracciolo ha impressa «quella voce forte, ma di un uomo buono». Quando morì Vittorio Mero, negli spogliatoi dello stadio di Parma il pianto di Srnick raccontano che fu il più rumoroso, inconsolabile.
Al funerale dello Sceriffo volle portare la bara, gli sussurrò delle parole. Quasi un appuntamento col destino.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato