Addio a Baruzzi, la boxe bresciana perde una stella
È morto improvvisamente la notte scorsa a 74 anni, nella sua casa di Provaglio Val Sabbia, Piermario Baruzzi, uno dei pugili bresciani più forti di sempre: fu campione europeo dei massimi tra i dilettanti e due volte tricolore da professionista.
Nato nel 1946 nel paese valsabbino, da ragazzo Baruzzi si era trasferito in città per dar corpo alle sue aspirazioni pugilistiche, ospite del maestro Antonio Mariani, suo mentore e primo manager. Tra i «puri» si mise in luce per la essenzialità del suo destro risolutore già al Trofeo Carnera del 1966, vinto contro l’acerrimo rivale, il gigante spezzino Giorgio Bambini. Entrò in nazionale, e in maglia azzurra conquistò l’Europeo a Roma, nel 1967; ciononostante, per le Olimpiadi messicane del 1968 gli venne preferito proprio Bambini, fresco di tricolore, che a Città del Messico fu di bronzo (battuto in semifinale da George Foreman).
Baruzzi si consolò passando «pro» sotto l’egida di Rocco Agostino, rivelandosi subito protagonista. Dall’esordio del gennaio ’69, nel giro di venti mesi vinse altrettanti incontri (14 per ko), arrivando a battersi per il titolo italiano contro Bepi Ros: era il 18 novembre 1970 e Piermario, aggiudicandosi nettamente ai punti un incontro avvincente, divenne il terzo bresciano (dopo Amonti e Tomasoni) a cingere l’alloro della categoria regina.
Lo fece nuovamente nel 1973, ai danni del colosso Dante Canè, meritandosi quindi una chance continentale a Copenaghen contro l’inglese Joe Bugner nel 1974 (perse per ko alla 10ª ripresa), e sfiorando la sfida mondiale con Muhammad Ali. Gli anni successivi regalano poche soddisfazioni a Baruzzi, che dirada le apparizioni, ma prova senza fortuna ancora un paio di match tricolori (contro Canè nel ’76 e Righetti nel ’77). Nel 1980 il ritiro, con un record notevole: 37 vittorie (24 per ko), 12 sconfitte (di cui 8 negli ultimi 8 incontri).
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