Zanotti, anche un caffé al bar ha il sapore della libertà
Bere un caffé con gli amici al bar. Tornare a passeggiare, a fare qualche commissione. Disporre di un telefono con cui comunicare. Cose che a tutti paiono scontate, ma che per Sergio Zanotti, dopo tre anni di prigionia nelle mani di sequestratori in Siria, sono i segni tangibili della riconquistata libertà, accanto ovviamente alla possibilità di riabbracciare i familiari.
Ore comunque complesse, delicate, quelle che il 59enne imprenditore sebino sta vivendo dopo anni di paura e a pochi giorni dalla sua liberazione, avvenuta giovedì. Zanotti, accompagnato dalla ex moglie e madre delle sue tre figlie Yolande, che ha da sempre tenuto i contatti con la Farnesina nei tre anni interminabili del sequestro, è stato in mattinata a Marone, poi nell'hinterland per alcune commissioni.
Un lento ritorno ad una quotidianità che ha con ogni probabilità il sapore della riacquistata libertà. Quella che non può che garantire felicità a chi, come lui stesso ha raccontato, pensava che non sarebbe più tornato.
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