Walter Riviera, da Cologne alla Silicon Valley inglese
I colognesi che lo conoscono sin da quando era giovanissimo sono da sempre al corrente della tenacia e della passione che Walter Riviera, 32enne ingegnere informatico, mette in qualsiasi cosa. Sabato sera, anche coloro che non avevano mai scambiato due parole con lui hanno potuto apprezzarlo, nel teatro parrocchiale, mentre intratteneva il pubblico attorno ad un tema da un lato complesso, ma dall’altro stimolante e fondamentale per la nostra vita futura: l’intelligenza artificiale.
La carriera. Riviera, diplomato al Marzoli di Palazzolo e poi laureato all’Università di Verona, nel 2015 è emigrato in Gran Bretagna dove tra Glasgow e Londra si occupa proprio di quella branca delle nuove tecnologie. Attualmente lavora per la Intel Corporation, la storica società che produce microprocessori e che ha dato il via alla Silicon Valley. Per la Intel, Riviera si occupa di consulenza e supporto tecnico per tutti i progetti riguardanti l’intelligenza artificiale per Europa, Medio Oriente e Africa. È giunto a questo traguardo con l’esperienza pluriennale in pattern recognition, analisi di dati e costruzione di funzioni di predizione, sviluppo software per sintetizzatori vocali e sistemi text-to-speech.
Le ricerche. «L’intelligenza artificiale è nata studiando il cervello umano e, come quest’ultimo, è composta da una rete neurale - ha spiegato Riviera -. Il petrolio digitale, il carburante di queste analisi, sono le enormi quantità di dati che tutti noi contribuiamo a fornire riguardo i nostri comportamenti e le nostre preferenze. Ciò di cui mi occupo è lo sviluppo di questi dispositivi intelligenti, basato su due fasi distinte: l’apprendimento, ossia l’insegnamento alla macchina tramite riconoscimento di oggetti o persone, e l’inferenza, ossia il momento in cui lo strumento è operativo».
Dati e privacy. Ma, come ha dimostrato nei tempi recenti lo scandalo di Cambrigde Analytica, i nostri dati non sono mai davvero al sicuro, e Riviera non ha mancato di sottolineare questo aspetto. «Siamo arrivati ad un punto in cui ormai la moderna tecnologia ci pone di fronte a problemi di privacy e di sicurezza - ha spiegato il 32enne -. Non si tratta solo di dati personali ma anche delle criticità che può portare l’intelligenza artificiale, quasi come fosse un’arma a doppio taglio. Per questo motivo c’è un estremo bisogno di regolamentare questo settore: il Regno Unito lo sta facendo proprio in questi mesi, l’Italia in questo è ancora indietro. L’intelligenza artificiale è già usata da tutti noi tramite le app del telefono, ma in futuro sarà sempre più presente in ogni casa, in ogni luogo di lavoro».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato