Un decreto regionale salva l’immissione di coregone e salmerino
Gli incubatoi del pesce bresciani e lombardi e gli allevamenti potranno tornare a crescere il coregone, le trote iridea e fario, il salmerino alpino e il temolo, e rilasciarli in laghi e fiumi.
La bella notizia, che fa tirare un sospiro di sollievo ai pescatori e ai ristoratori del Garda, del Sebino e di tutta la nostra regione, non è il risultato di un ravvedimento del Ministero della transizione ecologica, che ha mantenuto la sua linea di «divieto di semina per le specie non autoctone».
Il cambio di rotta, per quanto di carattere temporaneo, è il risultato del decreto 1.466 approvato da Regione Lombardia, che ribalta la situazione creata dall'entrata in vigore quest'inverno del DPR 102/2019, il contestato provvedimento ministeriale che aveva messo fuori legge il ripopolamento di laghi e fiumi con coregoni, trote, temoli e salmerini, specie non originarie delle nostre acque. L’articolo 2, comma 1, lettera o-sexies del decreto del presidente della Repubblica 357 del 1997, le definisce infatti «non autoctone», perchè «non facenti parte originariamente della fauna indigena italiana», nonostante l'attività di ripopolamento sia in corso dall'inizio del Novecento.
Il decreto regionale consentirà quindi l'attività tradizionale della pesca fino a che si esprimerà il Nucleo deputato a valutare la questione per conto del Ministero della transizione ecologica, che porterà a una decisione definitiva in tempi comunque non brevissimi. Il tavolo tecnico nazionale si sarebbe costituito di conseguenza all'emendamento alla legge di bilancio 2022 presentato dal senatore Simone Bossi.
«La disposizione consentirà alla pesca di professione e a quella sportiva di essere svolte - spiega l'assessore ad Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi - mentre in parallelo proseguirà il lavoro di confronto con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e con il ministero. L'obiettivo? Presentare studi e documenti che provino la compatibilità di queste specie con l'ambiente acquatico lombardo - continua Rolfi - in modo che venga riconosciuta in modo definitivo la possibilità di immetterli».
Per l'assessore «il coregone e la trota rappresentano per la Lombardia un indotto economico di decine di milioni di euro tra i settori della pesca, della ristorazione e del turismo. Un blocco delle immissioni sarebbe dannoso e inutile».
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