Tutta l'acqua che manca al lago d'Iseo

Ci sono 500 milioni di metri cubi in meno a causa di una siccità che non ha lasciato tregua
Siccità e alghe: il 2017 è stato un anno difficile per il Sebino
Siccità e alghe: il 2017 è stato un anno difficile per il Sebino
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Se le condizioni siccitose del Sebino e dell’Oglio sono indicatrici dell’impoverimento idrico a cui staremmo andando incontro, la situazione non è delle più tranquillizzanti. Già il 2015 ed il 2016 erano stati scarsi d’acqua, il 2017 lo è stato ancora di più, anzi lo è stato come raramente si era visto dall’inizio della regolazione meccanica delle portate di fiume e lago da parte dell’uomo, vale a dire dal 1933.

I dati registrati dal Consorzio dell’Oglio rilevano che dall’1 gennaio al 21 dicembre di quest’anno l’Oglio ha scaricato nell’Iseo 1 miliardo e 237 milioni di metri cubi d’acqua, contro una media storica di 1 miliardo e 762 milioni. In pratica alla natura e alle attività dell’uomo, principalmente alle coltivazioni della campagna e alle centrali idroelettriche (che negli ultimi tre mesi hanno ricevuto il 30% di acqua in meno rispetto al solito), è mancata una montagna di acqua di oltre 500 milioni di metri cubi.

Oggi il lago d’Iseo è svuotato come un tempo accadeva di vederlo solo alla fine dei mesi d’agosto più caldi, quando veniva spremuto per dare sostegno alle colture dei campi della pianura. Il livello ha toccato nelle ultime ore lo «zero» idrometrico, ben 61 centimetri sotto il livello medio storico rilevato negli ultimi 83 anni. Calcolatrice alla mano, rispetto alla «normalità» mancano 37 milioni di metri cubi di acqua.

Per quanto riguarda l’Oglio, le portate dell’asta camuna sono a ridosso dei minimi storici praticamente dall’8 di ottobre, fatta eccezione per i brevi periodi di precipitazioni arrivate tra 5 e 8 novembre, e tra 11 e 13 dicembre. Nelle ultime ore il più grande fiume bresciano ha scaricato nel lago 22 metri cubi al secondo, contro una media del periodo di 40.

A dimostrare che le cose potrebbero essere davvero cambiate è la sequenza degli anni più siccitosi, tutti con data successiva al Duemila. Al dato delle portate 2017, si affiancano quelle del 2003 (1,250 miliardi di metri cubi), del 2004 (1,470), del 2005 (1,056), del 2006 (1,280) e del 2007 (1,100). Secondo il direttore del Consorzio, l’ing. Massimo Buizza, «il triennio 2015- 2016-2017 è paragonabile per scarsità di risorsa al 2003- 2004-2005», periodo tanto difficile per i gestori delle acque da essere definito al tempo «più unico che raro». Invece, poco più di dieci anni dopo, l’evento si è ripetuto.

A dare al 2017 i connotati dell’anno «horribilis» non sono state solamente una primavera inusualmente asciutta e un’estate caldissima, ma ancora di più l’autunno, in cui tra ottobre e dicembre si sono verificate due sole precipitazioni, e per giunta non consistenti. «Con questo passo - osserva l’ingegner Buizza - i tre mesi di chiusura dell’anno sono i più secchi di una stagione non calda dal 1997. Possiamo allora immaginare - valuta ancora Buizza - che si siano scaricate anche le falde sotterranee, visto che da sorgenti e torrenti della montagna sebina non scende quasi più niente». Una nota positiva arriva invece dal freddo, «che ha consolidato lo strato di neve caduto sulle montagne due settimane fa, garantendo la presenza di un minimo di risorsa non passeggera».

 

 

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