Sebino, l'incubatoio dà i suoi frutti: pesca meglio del previsto

Numerosi i coregoni, in flessione il persico. Delude la carenza dei gamberi
Pescatori solitari sul lago d'Iseo - Foto di Renato Aquilini © zoom.giornaledibrescia.it
Pescatori solitari sul lago d'Iseo - Foto di Renato Aquilini © zoom.giornaledibrescia.it
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Il 2020 della pesca sul Sebino è stato migliore delle attese. Non per tutti i pesci, alcuni nelle reti mancavano e mancano, ma in generale ai pescatori il lavoro non è mancato. Merito soprattutto del lavoro dell’incubatoio ittico di Clusane, che sta ripopolando con nuovi avannotti le colonie di coregoni, tinche e lucci, ma anche del fatto che la sparizione della prateria di alghe di fronte alle Lamette - dove i pesci nascondono le loro uova - è stata in parte compensata dalla crescita di un buon banco di erbe fitte tra Sarnico e Paratico.

Insomma, i timori di avere ormai un «lago morto» di cui si parlava fino a un paio d’anni fa sembrano scongiurati. «Abbiamo di nuovo l’impressione che il lago abbia un futuro - racconta il pescatore e consigliere comunale di Iseo, con delega alla Pesca, Raffaele Barbieri -. I problemi non mancano - dalla rarefazione delle scardole a quella dei gamberi, per non parlare della presenza sempre molto dannosa del pesce siluro e di molti uccelli ittiofagi - ma sembra tornata una vitalità soddisfacente. Di coregoni ne abbiamo portati a riva non pochi, fino a 3-4 chili a pescata, anche se a giorni alterni. Il persico è stato in flessione, in media circa la metà dei 6-7 chili al giorno dell’anno scorso. L’anguilla non è mancata, e le sardine sono state numerose come sempre».

Delusione invece per la carenza di gamberi, che fino a pochi anni fa abbondavano. «Si sono molto ridotti - spiega Marzio Danesi, pescatore di Pilzone -. Credo dipenda anche dall’aggressività di svassi e tuffetti, che li predano tutto il giorno. Una buona notizia invece è la crescita del prato di alghe di Paratico e Sarnico, un habitat che consente a molto pesce di sfuggire ai predatori. Lì, ho visto molto pesce, anche piccolo, appena nato. Un bel segno». Nell’alto lago invece non è mancata la trota lacustre.

«Ne ho presi parecchi esemplari da Riva di Solto in su - gli fa eco il professionista montisolano Ferdinando Soardi -. Per il coregone si nota chiaramente l’aumento delle presenze per il lavoro dell’incubatoio, a cui io, mio figlio Andrea e Danilo Baiguini, quest’inverno abbiamo conferito 30 litri di uova». L’anno prossimo, per fare un lavoro più incisivo di riduzione delle presenze, si sta pensando di iniziare a cacciare i siluri nel mese di marzo, quando depongono le uova, e non in maggio come quest’anno. Nonostante il ritardo comunque ne sono stati tolti dal lago 2.600 chili.

 

 

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