«Scusi, dov’è la passerella?» L’onda lunga di Floating Piers
C'è ancora chi la cerca. Chi, ancora, entra negli uffici turistici e chiede una sola cosa: dov'è che si raggiunge la passerella di Christo? I sebini ormai ci hanno messo una croce sopra: volenti o nolenti sono stati protagonisti di una pagina di storia del turismo lacustre, pagina che ha modificato - è innegabile - fama e sorte del lago d'Iseo.
Ma i turisti, quelli no, ancora ci sperano. E quindi, ai titolari dei bed and breakfast, al personale degli Iat, ai negozianti chiedono come calcare la superficie giallo dalia di The Floating Piers. Spiace deluderli, ma la realtà è che il sogno è finito, e pure da un pezzo.
Non è finita, invece, l'onda lunga dell'opera di Christo: gli indicatori segnano un aumento costante delle presenze sul lago, pure sulla sponda più timida e meno attrezzata, ovvero quella bergamasca. E in effetti Christo l'aveva detto, a chiare lettere: l'opera d'arte non è stata solo «qui e ora», cioè dal 18 giugno al 3 luglio 2016, ma rivive e continua a vivere.
Nel territorio, nelle mostre, nelle rassegne, nelle foto e nei video che fanno e continueranno a fare il giro del pianeta. E allora già ce li immaginiamo tutti quegli spettatori intenti ad assistere in queste ore al film «Walking on Water» che l'artista bulgaro sta portando in giro per il mondo: seduti comodamente nelle sale dei più grandi teatri americani, canadesi, tedeschi, svizzeri si stanno chiedendo dove possa essere quel piccolo spicchio di bellezza che è il lago d'Iseo. Capito, con un banale smartphone alla mano, che è a un tiro di schioppo da Milano (e che c'è pure un aeroporto a venti minuti di distanza), ecco che ce li ritroviamo fuori casa. Sul lungolago. Nelle pizzerie. Nei negozi. Nelle chiese. Nei nostri musei. Sudati, su al santuario della Madonna della Ceriola. Insomma, fra di noi. Sono troppi? Forse. Ma il lago ha voluto la bicicletta, adesso che pedali.
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