Schianto sui binari a Rodengo: chiarita la dinamica
Dieci tonnellate d’acciaio lanciate a sessanta chilometri orari. Tanti punti di domanda che restano senza risposta sull’impianto frenante del carro pianale e sul sistema di sicurezza sulla linea. A 15 giorni dalla tragedia ferroviaria che lo scorso 22 ottobre era costata la vita all’operaio 34enne di Iseo Nicola Franchini, il sostituto procuratore Carlo Pappalardo ha chiarito la dinamica dell’incidente. Quella notte un altro operaio, Francesco Fusari, rimase ferito in modo grave e un terzo collega, Sperandio Barcellini, che era a terra e cercò inutilmente di bloccare il vagone, fu ricoverato in stato di shock
Dagli elementi raccolti e dalla prima testimonianza di Barcellini sembra che durante la manovra i tre operai siano andati oltre il punto di fermata previsto, facendo scattare il passaggio a livello. Per avitare che la strada restasse bloccata per ore gli operai di Ferrovie Nord hanno sganciato il carico e con la sola motrice hanno superato le sbarre abbassate, sbloccando il sistema di sicurezza, e hanno poi innestato la retromarcia per tornare nella zona dei lavori. Non si sono accorti che il carrello che avevano sganciato, in un terreno in leggerissima pendenza, si era mosso e nel chilometro che aveva percorso aveva preso velocità. Lo schianto è stato inevitabile e fatale per il 34enne di Iseo.
Perché quel carro si è mosso? Errori di procedura? Guasto tecnico? Mancanze nelle attrezzature? Sono queste le domande a cui deve rispondere l’inchiesta.
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