Sala lascia, sciolto il Consiglio di Palazzolo

Dopo il sindaco Sala (che abbandona anche il Pdl), gli oppositori hanno protocollato la loro rinuncia che apre le porte alle elezioni.
Palazzolo, commissariato il Municipio
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Dimissioni. Del sindaco Alessandro Sala e di undici consiglieri comunali, sentenziando quindi il crollo della maggioranza a sostegno della Giunta Pdl-Lega Nord.
La crisi politico-amministrativa di Palazzolo si chiude quindi con le dimissioni, intorno alle 11 di ieri, del primo cittadino, seguite a distanza di pochi minuti da quelle dei consiglieri d'opposizione che ormai rappresentano, in termini numerici, la maggioranza del Consiglio, sulla scorta della spaccatura tra Sala e la corrente degli ex An nel Pdl. Non solo, intorno a mezzogiorno Sala si è dimesso anche dal suo partito, il Popolo delle libertà, col quale in questi due anni e mezzo difficile è stata la convivenza.

Ora cosa accade? Arriva il commissario prefettizio e i palazzolesi torneranno alle urne in primavera. Elezioni anticipate dunque a fronte dello scioglimento immediato del Consiglio comunale avvenuto ieri con le dimissioni degli undici consiglieri, che di fatto annullano la possibilità al sindaco dimissionario di aprire le consultazioni ed entro venti giorni ritirare o confermare il proprio dietro front. Operazione comunque che avrebbe potuto compromettere, per la scadenza dei termini di legge, la possibilità di andare al voto ancora quest'anno.
Con un chiaro e forte segnale politico, alla luce di una crisi che affonda lunghe e consolidate radici, i consiglieri del Pdl Piovanelli e Mingardi (corrente ex An, legati all'assessore Gianni Stucchi «licenziato» il 26 gennaio dal sindaco), della civica «Palazzolo cambia» (con la quale Sala aveva siglato un patto civico, poi naufragato con la vicenda Stucchi), del Partito democratico, dell'Udc, della lista «Impegno civica Palazzolo» e di «Intesa 852», hanno «mandato a casa» il sindaco e la sua squadra di governo.
In sostanza a decretare la caduta di Sala sono stati i consiglieri del suo stesso partito e gli alleati (sulla base del patto civico), Selina Grasso ed Alessandro Belotti. In realtà le frizioni tra il sindaco e il Pdl risalgono addirittura al caso Beghetti, scoppiato pochi giorni dopo la sua elezione. Vicenda - legata alla presunta incompatibilità in Consiglio dell'allora membro Francesco Beghetti della corrente peroniana del Pdl - che aveva già messo in luce la debolezza numerica della maggioranza, sino al fallimento di ieri. Nella quale la parte da leone è stata assunta dalla Lega Nord, apparentemente sempre compatta nel sostenere la Giunta. Ovviamente la caduta del primo cittadino sta già riaprendo tutti i giochi politici in vista delle prossime elezioni e soprattutto di una campagna elettorale che si preannuncia al vetriolo.

Ma torniamo alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri. L'ago della bilancia è toccato ad Angelo Cima dell'Udc, l'undicesima (fondamentale) firma per mettere la parola fine al mandato Sala. Una mossa, quella delle dimissioni di massa (che ha anche un valore politico molto forte), per evitare che Sala potesse dilatare i tempi delle sue dimissioni, rischiando - a dire delle opposizioni - un rimpasto o addirittura il commissariamento del Comune per 15 mesi, fino al 2013.
Di «dimissioni per senso di responsabilità nei confronti dei cittadini» parla Alessandro Sala nella lettera di dimissioni, scritta di proprio pugno, criticando chi, volendo andare al voto, «blocca tutta una serie di lavori ed iniziative importanti oltre a caricare sulle spalle della comunità l'onere finanziario (200mila euro) delle elezioni anticipate».
Mentre i consiglieri Pdl Piovanelli e Mingardi preferiscono rimandare di alcuni giorni ogni commento, il Pd spiega di aver agito in piena coerenza e continuità con il ruolo di opposizione per giustificare le «dimissioni di massa» a fianco di altri consiglieri «con i quali non c'è alcuna convergenza politica». «Avremmo preferito che la situazione fosse portata in Consiglio con una mozione di sfiducia - spiega il portavoce del Pd Gabriele Zanni -, invece i tempi ci hanno convinto nel procedere con le dimissioni perché altrimenti si sarebbe accentuata la paralisi». Di «inevitabile conseguenza di un atteggiamento di non ascolto e di non accoglienza, da parte del sindaco, delle istanze provenienti dalla maggioranza e dalla minoranza» parlano Selina Grasso e Alessandro Belotti di «Palazzolo cambia», mentre Tarcisio Rubagotti ha sottolineato «il crollo di una Giunta che non è riuscita a trovare neppure un consigliere disposto a salvarla». Per Luisa Sala di «Intesa 852» (corrente interna al Pdl riconducibile a Margherita Peroni) «Palazzolo adesso ha bisogno di idee nuove e giovani, alternative ad un sistema che forse ha fatto il suo tempo».
In casa Pdl e Lega Nord invece non c'è molta voglia di commentare, anche perché la crisi in fin dei conti si è aperta e consumata proprio in seno alla maggioranza. Il segretario provinciale della Lega Nord, Fabio Rolfi, affida il proprio commento ad una nota. «Ringrazio il sindaco Sala e la Giunta uscente - scrive - per il lavoro svolto, esprimendo amarezza per l'epilogo della crisi dell'Amministrazione».

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