Rubato il defibrillatore del parco, l'appello: «Riportatecelo»

Il presidio salvavita non può essere usato da nessun altra parte
RUBATO IL DEFIBRILLATORE
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Rubare un salvavita da un parco pubblico è un gesto tra i più odiosi che si possano compiere. Il fatto che sia successo proprio a Timoline - il borgo dove sei anni fa durante una partita di tamburello perse la vita il 20enne Gianluca Notarnicola, e dove dal 2015 lavora in ambito di prevenzione l’associazione «Gianluca nel cuore» - contribuisce a renderlo ancora più abietto. In queste ore, dopo il furto che domenica notte ha privato il parco Conicchio del suo defibrillatore, nel centro franciacortino molti animi sono inquieti.

A prevalere però, come accade spesso tra chi è abituato a misurarsi con il rischio, è la forza di spirito. «Crediamo sia stata una bravata - racconta Salvatore Compatti, infermiere di professione, addetto al progetto "Pad" di formazione e abilitazione all’uso del defibrillatore - e contiamo di poterlo ritrovare. In passato è già successo due volte che al furto sia seguito il ritrovamento del salvavita: in Valsabbia e a Rodengo Saiano. I defibrillatori infatti non possono essere rivenduti e utilizzati da altre associazioni, gruppi o aziende, perché sono dotati di un numero di serie, e la loro installazione, ovunque avvenga, è preceduta dalla comunicazione obbligatoria all’Areu proprio di questo numero. Ne consegue che il gesto sia fine a sé stesso e nessuno possa ricavarne benefici economici o altro. Invito i ladri a farcelo ritrovare». In provincia di Brescia oggi i defibrillatori installati tra centri sportivi, palestre, strade, piazze e parchi, sono più di 900. Nel dicembre 2012 erano una decina. In quasi cinque anni il 118, oggi rinominato Azienda di articolazione territoriale, ha abilitato al loro uso 26mila bresciani.

L’evento pubblico più importante è datato 2014, quando in piazza Vittoria gli operatori del soccorso addestrarono ben 1.680 ragazzi. Tra gli autori di questo prezioso lavoro c’è l’associazione «Gianluca nel cuore», fondata da Anna Becchetti e Giuseppe Notarnicola, mamma e papà di Gianluca. Dopo aver regalato defibrillatori e organizzato corsi di abilitazione in numerose scuole bresciane, i due insegnanti hanno compiuto un passo in avanti trasformando la loro associazione in un centro riconosciuto da Areu per i corsi di abilitazione. Oggi vi operano nove amici di Gianluca. In lista d’attesa, per l’autunno, ci sono già le scuole De André, Abba e Gigli.

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