Rovato, alla scoperta delle bellezze locali tra arte e gusto

Tra gli obiettivi valorizzare il manzo all’olio locale e organizzare visite guidate nella capitale franciacortina
Il convento dell’Annunciata, un gioiello del territorio © www.giornaledibrescia.it
Il convento dell’Annunciata, un gioiello del territorio © www.giornaledibrescia.it
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Scoprire Rovato, i suoi monumenti, le sue storie, la sua cucina. L’associazione giovanile «Liberi libri» ha deciso di organizzare, con cadenza mensile, visite guidate nel centro della capitale della Franciacorta: un luogo carico di storia e di arte, ancora oggi però poco conosciuto e apprezzato, pure dagli stessi 20mila residenti della cittadina.

Assieme a Liberi libri, molto conosciuta in Franciacorta per il festival Cool tour che ogni settembre riempie per un’intera settimana Rovato tra libri, musica, cinema e teatro, c’è anche la neonata Confraternita del manzo all’olio di Rovato, tenuta a battesimo ad ottobre per valorizzare la prima De.Co. mai assegnata alla comunità.

Il primo appuntamento è fissato per questo sabato, alle ore 9.30, ed è dedicato ai soci delle due associazioni. Ogni iscritto, però, può portare un non socio, allargando così la proposta anche agli esterni. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Rovato, prevede due tour differenti. Il primo toccherà la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, il Palazzo municipale, piazza Cavour e le antiche mura venete con il Castello.

Il secondo percorso, invece, lambirà il centro storico, concentrandosi sul santuario della Madonna di Santo Stefano, il convento della Santissima Annunciata e la chiesetta di San Michele Arcangelo, tutti situati sul Monte Orfano. Al termine delle visite guidate è prevista una degustazione, a prezzi convenzionati, di menu a base di manzo all’olio di Rovato presso i ristoranti convenzionati con la Confraternita.

Storia culinaria. «Il manzo all’olio - spiega Alberto Bittu, «gran maestro» del sodalizio - affonda le proprie radici nella storia, tanto che i primi documenti che la citano risalgono alla seconda metà del XVI secolo. La sua origine è fondamentalmente povera: pochi e accessibili gli ingredienti che compongono la ricetta, ossia carne di manzo (cappello del prete), olio extravergine d’oliva, pane grattuggiato, aglio, grana padano e acciughe: un ingrediente, quest’ultimo, non certo locale, ma originario della Liguria».

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