Rodengo Saiano, l’abbazia Olivetana intitolata a San Paolo VI

Ora è dedicata al Pontefice bresciano che si attivò per fare rinascere il luogo di culto
Un chiostro dell'abbazia Olivetana di Rodengo Saiano
Un chiostro dell'abbazia Olivetana di Rodengo Saiano
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Un’Abbazia legata per sempre a San Paolo VI. Lo splendido complesso religioso franciacortino è stato infatti rinominato «Abbazia Olivetana Benedettina Santi Nicola e Paolo VI», con quest’ultimo che è ora ufficialmente e indissolubilmente legato a uno dei suoi luoghi del cuore.

«Domenica scorsa, festa di Santa Scolastica sorella di San Benedetto, si è svolta un’importante celebrazione eucaristica nella quale l’abate generale della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, dom Diego Maria Rosa, ha ufficialmente esteso il nome dell’Abbazia con un atto ufficiale - conferma don Benedetto Maria Toglia, che guida la comunità parrocchiale e monastica rodenghese da ormai tre anni -. Quasi 1.000 anni fa, quando i monaci cluniacensi avviarono la fondazione di questo cenobio, nel titolo compariva San Pietro insieme a San Nicola. Poi nei primi due secoli di vita del complesso la figura di San Pietro si è eclissata, forse per non confondere questo luogo con il vicino monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio. A distanza di quasi 1000 anni però un altro "Pietro" è tornato qui».

Un «Pietro», Montini, che, prima di essere sacerdote, vescovo e infine Papa, era legatissimo a questo luogo di culto. Il giovane Montini, in viaggio da Chiari alla sua Concesio in sella a una bicicletta, si fermava spesso infatti a Rodengo e guardava ciò che restava della presenza monastica: le macerie di un abbandono lungo oltre un secolo. «Il papa passava davvero spesso a far visita all’Abbazia. In questa chiesa ha pregato perché un giorno tra le volte di questo cenobio violentato e depredato ritornasse almeno quella essenza vitale che lo ha reso per secoli "Casa di Dio", ovvero la celebrazione dell’Opus Dei da parte dei monaci figli di San Benedetto e San Bernardo Tolomei, monaci di bianco vestiti in ricordo della Pasqua gloriosa di Cristo - prosegue dom Benedetto -. Quel Pietro, che oggi la chiesa universale venera con il nome di San Paolo VI, quando divenne Papa si attivò con una forza incredibile per farci ritornare qui, tanto da investire di tasca sua ben un milione di lire nel 1969 per i primi interventi necessari alla sistemazione dell’edificio».

L’8 febbraio del 1969 iniziò così la nuova storia dei monaci a Rodengo, dopo una lontananza lunga ben 170 anni, con il priore dom Damiano Romani. Ora arriva l’intitolazione per festeggiare il 50esimo del «ritorno a casa» e celebrare il profondo legame tra Montini e i laboriosi monaci, in un complesso religioso che, proprio grazie all’intuizione di Papa Montini, al lavoro dei monaci e della comunità (va sottolineato l’impegno dell’associazione Amici dell’Abbazia o Vivi il tuo paese, per fare due esempi, ma anche di tante altre realtà), è ritornato all’antico splendore, di bellezza storico-culturale e di fede.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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