Ritrovata Ontario, l’aquila impaurita in fuga sulle colline della Franciacorta
Un’aquila americana dispersa per quasi due giorni nelle colline di Franciacorta. L’allarme è stato lanciato nel tardo pomeriggio di domenica da Ettore Dorici, giovane falconiere di Paratico, in arte, «Do C Falconry». Il suo appello, diffuso anche sui social, ha fatto registrare centinaia di condivisioni, segnalazioni e commenti, anche dall’estero. Il tutto fino al lieto fine, arrivato nella tarda mattinata di ieri.
«Nella giornata di domenica - aveva scritto Dorici - ero a fare volare la mia aquila americana nei pressi della cava di Capriolo per i soliti esercizi di volo. Dopo essere stato attaccato da quattro poiane, il rapace si è molto spaventato e si è rifugiato nel bosco. È dotato di due Gps ma purtroppo uno si è scaricato del tutto e l’altro fa fatica a prendere il segnale, probabilmente l’antenna è stata manomessa dagli urti continui». Ontario - questo il nome - si è spostato dalla cava verso la cantina Contadi Castaldi, ad Adro, attraversando le vigne adiacenti al maneggio La Barbatella, nell’area di via Colzano. «L’ho sempre tenuto monitorato - ha aggiunto Dorici - ma ogni volta che cerca di volare viene attaccato nuovamente dalle poiane e da alcune cornacchie, il che lo rende ancor più impaurito».
Nella giornata di ieri Dorici è tornato ripetutamente in zona, individuando l’area boschiva dove Ontario si era rifugiato: «Uno dei due Gps - ha spiegato il falconiere - si ricarica con la luce solare e quindi, quando esce dalla boscaglia, riesce a inviare un segnale discreto. Si muove su alcune chiome di alberi, ma la presenza di altri uccelli e il rischio di nuovi attacchi evidentemente lo spaventa molto e per questo torna a rifugiarsi nel folto degli alberi». La pazienza e il rapporto instaurato tra falconiere e Ontario, alla fine, ha ottenuto il risultato sperato, con il recupero dell’aquila. «È un rapace nato e cresciuto in cattività, non è pericoloso ma solo molto impaurito e spaesato. Alla fine, fortunatamente, l’impulso della fame ha superato quello della paura».
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