Riccardo, a piedi lungo i ghiacci del lago Bajkal
La solitudine. Il grande freddo. Il vento Sarma che soffia fino a centocinquanta chilometri all'ora. Lassù, nella lontana, e infinita, Siberia, l'immensa superficie ghiacciata del Lago Bajkal attende Riccardo Ghirardi. Gussaghese doc, 51 anni, pioniere, esploratore, appassionato della natura e della sfida con se stesso.
Seicentoquaranta chilometri in due settimane sul lago più profondo del mondo che inizia a ghiacciare dai primi giorni di gennaio. Completamente solo, senza assistenza. In compagnia della sua slitta, di una tenda igloo da montare - «ci metterò quarantacinque minuti con le raffiche di vento a ostacolarmi» - e dei suoi pensieri.
La paura, ammette Ghirardi - che venerdì al negozio Sportland di Sant'Eufemia ha presentato la sua traversata in solitaria del Bajkal - non ti abbandona solo perché sei attirato da tutto ciò che è avventura ed emozione. Perché ti sei cimentato con ciclismo, triathlon, mountain bike, arrampicata e le esperienze al limite.
Ghirardi non è nuovo a performance estreme. Ha partecipato a cinque edizioni dell'Iditarod in Alaska, la gara più difficile e lunga al mondo, che ha vinto nel 2008, nella versione 600 chilometri.
La sfida al Bajkal Ghirardi la chiama ancora avventura. «Sarà un'impresa quando l'avrò conclusa». Il 25 febbraio volerà a Irkutsk, una città di 500mila abitanti, a otto ore di aereo da Mosca. Da lì raggiungerà il grande lago. Camminerà dieci ore al giorno, trascinando una slitta che pesa quaranta chili. Si è portato cibo per circa due settimane. «Farò un pasto al giorno. Cucinerò con un fornello a benzina per temperature rigide. Per il resto mi nutrirò di barrette, frutta disidratata e altri alimenti ipoenergetici».
Il lago siberiano è una distesa ghiacciata in mezzo al nulla: non ci sono centri abitati, tranne un villaggio di cinquecento persone che Ghirardi incontrerà a metà tragitto. La Siberia è sempre stata il suo sogno. In Alaska ne aveva parlato con un collega spagnolo che prima di lui si è avventurato sul Bajkal, percorrendolo in bicicletta in ventuno giorni.
«Nella parte sud - racconta - il lago può essere attraversato per novantacinque - centocinque giorni, a nord per centodieci, centotrenta giorni. Per i primi tre mesi lo spessore del ghiaccio è di circa 30 centimetri e arriva a cinquanta nei due mesi successivi. La superficie ghiacciata può essere percorsa a proprio rischio e pericolo».
Grazie a un rilevatore satellitare, potremo seguire l'avventura di Ghirardi sul web e sul suo sito. «Due guide del posto hanno rifiutato di accompagnarmi, ma sono disposte a intervenire in caso di bisogno». Saranno il suo unico appiglio se ci sarà un'emergenza. Come se non bastasse la natura arcigna e impervia, ci si è messo pure qualche intoppo burocratico. «Non ho tutti i permessi necessari per la parte nord del lago. Il consolato russo mi aveva fortemente sconsigliato di spingermi fino a lì. Ma una volta là non tornerò certo indietro».
Si è allenato in Val di Genova, ha bivaccato sul Guglielmo. Lunghissime camminate e sedute in palestra. «Più che sull'allenamento fisico mi sono concentrato sulla testa. Con la mente sono proiettato in questa avventura. È il solo modo per arrivare il più possibile preparati dal punto di vista psicologico. Dopo due anni di stop devo di rimettermi in gioco».
Paola Gregorio
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