Punto nascite da riaprire anche per 12 Comuni bergamaschi
Il lavoro di sensibilizzazione del Comitato al lavoro per salvaguardare il Punto nascite dell’ospedale di Iseo è partito dai mercati zonali e ha puntato per prima cosa a coinvolgere le persone. La raccolta di 7.000 firme accanto alla lettera con cui il Comitato chiede la riapertura del reparto Maternità del lago d’Iseo ne è una prova evidente.
Al lavoro popolare - che ha nelle infermiere Orsolina Ciocchi, Nadia Zatti e Lucia Danesi i primi referenti - ha corrisposto negli ultimi mesi anche quello delle istituzioni, prima i Comuni bresciani del lago, e poi Comunità montana e Comuni franciacortini. Al fronte pro ospedale si sono uniti anche 12 Comuni bergamaschi: Sarnico, Adrara San Martino, Adrara San Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Tavernola, Viadanica, Vigolo e Villongo.
L’adesione è stata stimolata dal sindaco di Iseo, Marco Ghitti, e ufficializzata da una lettera firmata da Alberto Maffi, il presidente dei sindaci dell’Ambito territoriale Basso Sebino. «Consapevoli dell’importanza del tema - si legge - garantiamo sostegno all’iniziativa e ci uniamo a voi nel chiedere all’Anci nazionale, all’Anci regionale e all’assessore al Welfare di Regione Lombardia, una deroga ai dettami del Decreto ministeriale 70 per favorire la riapertura dei punti nascita in zone orograficamente disagiate».
Un limite che il Decreto 70 ha posto a quota 500 nascite l’anno, livello che il nosocomio iseano ha solo sfiorato nel 2019 ma aveva raggiunto e superato negli anni precedenti. Secondo una lettera inviata ad Anci e al Pirellone lombardo dal sindaco Marco Ghitti il 23 novembre scorso «il Decreto ministeriale 11/11/2015» metterebbe in discussione nella sua integrità «fissando condizioni per una possibile riapertura dei punti nascita anche al di sotto del limite di 500 parti previsti dal D.M».
Rispetto alla volontà di modificare i contenuti del decreto si è espresso anche il Comitato pro punto nascite, ricordando che «il lavoro legislativo rischia di essere lungo ma la sospensione del servizio di Maternità non lo può essere altrettanto perché il territorio e le donne in dolce attesa necessitano della sala parto aperta e disponibile subito».
Il Comitato si è anche rivolto al presidente della Regione Fontana, criticando le scelte del direttore generale Mauro Borrelli e chiedendogli di intervenire su un operato che terrebbe in considerazione «solo le questioni economiche senza preoccuparsi dei bisogni delle donne».
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