Pietro Mondini: l'accordatore di pianoforti un po’ imprenditore un po’ artista:

Il 34enne ha aperto la sua attività a Paderno Franciacorta. Qui vende, ripara, restaura e accorda pianoforti per i grandi artisti
Pietro Mondini a Paderno Franciacorta all'esterno del suo negozio - © www.giornaledibrescia.it
Pietro Mondini a Paderno Franciacorta all'esterno del suo negozio - © www.giornaledibrescia.it
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Un po’ imprenditore, un po’ artista, con il fiuto del cacciatore e l’estro del fantasista. Un po’ musicista, un po’ restauratore. Ha lavorato per Charles Aznavour, Ennio Morricone, Paolo Conte, Stefano Bollani, Uto Ughi per dirne solo alcuni... Ha frequentato i più prestigiosi teatri italiani.

Insomma: ci sono davvero tante cose nella storia del bresciano Pietro Mondini, 34 anni, originario di Ospitaletto, titolare del Brixia accordature a Paderno Franciacorta. Comprato all’asta sei anni fa, il negozio nel 2021 ha venduto più di 100 pianoforti usati e ricondizionati. Pezzi che arrivano da proprietari che se ne vogliono disfare, da annunci on line, da segnalazioni. Perle da recuperare in vecchie case, in Italia come all’estero. Ora in negozio c’è pure un Pleyel, un pezzo rarissimo recuperato in Francia. Su questo marchio suonava Chopin...

  • Il raro pianoforte francese Pleyel
    Il raro pianoforte francese Pleyel
  • Il raro pianoforte francese Pleyel
    Il raro pianoforte francese Pleyel
  • Il raro pianoforte francese Pleyel
    Il raro pianoforte francese Pleyel
  • Il raro pianoforte francese Pleyel
    Il raro pianoforte francese Pleyel
  • Il raro pianoforte francese Pleyel
    Il raro pianoforte francese Pleyel

I clienti? «Ho venduto persino un pianoforte in Giappone che è un po’ come rifornire di ghiaccio gli eschimesi - racconta divertito -, un altro è finito a Santo Domingo, una decina li ho spediti in Francia, altrettanti in Germania. In Italia? Ho coperto tutte le regioni, isole comprese. L’ultimo, un mezza coda Yamaha, andrà all’isola d’Elba».

Clienti italiani, certamente, ma anche stranieri tanto che, in virtù di questo mercato in uscita, Mondini ha visto crescere il fatturato estero. Un record per una piccola impresa locale e di nicchia come la sua.«Trovo pezzi rari e pregiati: penso sia questa la chiave che mi ha permesso di allargare così il mercato». Senza contare che, per fronteggiare l’immobilismo portato dalla pandemia «ho virato verso una sorta di social commerce. Sui miei canali pubblico i nuovi ingressi in negozio con prezzi, caratteristiche storiche, numero di matricola, luogo e data di produzione. Dati che l’ipotetico compratore può studiare. Chi mi contatta è preparato e, molto spesso, se trova quel che cerca, molto determinato». Dettagli che sembrano fare la differenza. Ai quali si aggiunge anche l’"orecchio". «Giro dei video con il cellulare dove suono lo strumento: in questo modo si può apprezzarne la sonorità, il timbro, la resa. Mi piace far vedere le condizioni del mobile, ma anche farne apprezzare le qualità sonore».

Pietro Mondini prova la sonorità del pianoforte

Mondini infatti suona fin da piccolo grazie all’influenza del nonno organista. «Per me è sempre stata una grande passione». Un fuoco che, ad un certo punto della sua vita, a pochi esami dalla laurea in medicina, ha iniziato a farsi largo prepotentemente. «Ho lasciato l’università - racconta -. Per i miei fu uno shock, ma sentivo il desiderio di mettermi in proprio». Da questa improvvisa virata nasce la decisione di frequentare corsi per diventare accordatore. 

Gli incontri memorabili 

È in questa veste che Mondini - accordatore da undici anni - entra in contatto con i grandi della musica

«Il pianoforte di Paolo Conte? È uno Steinway di 100 anni che il Maestro si porta dappertutto: suona solo quello, a casa come in concerto. Quando l’ho visto, lo scorso maggio, al teatro degli Arcimboldi mi sono spaventato: sporco di fumo, nero dentro, con le gambe che ballavano. Ma quando ho iniziato ad accordarlo ho capito il perché di tanta affezione: è un pianoforte eccezionale, con un suono senza pari». Seduto su uno sgabello in velluto verde oliva, dentro al negozio affacciato sulla piazza centrale di Paderno Franciacorta, circondato da pianoforti snocciola aneddoti uno in fila all’altro.

Paolo Conte al suo pianoforte antico
Paolo Conte al suo pianoforte antico

«Charles Aznavour è la persona più carismatica che abbia mai incontrato» dice ancora: «L’ho conosciuto a Milano nel 2017 per il concerto celebrativo dei 70 anni di carriera: calmo, simpatico, affabile. Mi sono spiegato il perché del suo successo planetario». Sorride e riprende. «"Mi raccomando: lo accordi bene" è stata invece la raccomandazione che mi fece Ennio Morricone. Una battuta che innescò la risata dei cento elementi dell’orchestra, tutti romani. Morricone, nonostante avesse già 90 anni compiuti, li teneva a bada: era molto severo». Fu per il grande compositore l’ultimo concerto all’Arena di Verona. «Il lavoro fu certosino: aveva piovuto da poco e il palco era riscaldato. Per un pianoforte gli sbalzi di temperatura e l’umidità sono temibili».

«Ho fatto molti concerti con Uto Ughi e Andrea Bacchetti. Una volta, eravamo alle prove: Ughi, che ha due violini, uno Stradivari e un Bombardieri particolarmente raro, si è girato e mi ha dato in mano proprio quest’ultimo strumento. Non sapeva dove appoggiarlo. Mi sono sentito un po’ come quei camerieri che sudano freddo. Quello è un violino che vale diversi milioni di euro».

Uto Ughi
Uto Ughi

Il racconto prosegue. «L’accordatore ha tempi strettissimi, generalmente una cinquantina di minuti prima dell’esibizione. È l’ultimo che lascia il palco, a volte in sala c’è già il pubblico. Serve molta concentrazione: ci viene richiesta la perfezione, proprio perché abbiamo a che fare con professionisti eccellenti. Le produzioni mi contattano e io mi muovo». Un mestiere che, anno dopo anno, è andato crescendo, diventando riferimento per il teatro Arcimboldi e per rassegne musicali come la Milanesiana. «Ho iniziato a piccoli passi: il pianoforte - rammenta Pietro - mi ha sempre accompagnato: ho iniziato a prendere lezioni fin da piccolo. Non l’ho più abbandonato. Poi ho frequentato corsi per imparare ad accordarlo, ma anche ripararlo».

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Non c'è solo musica classica. «Ascoltando la radio devo dire che ero molto preoccupato della deriva elettronica della musica di oggi, ma poi ho avuto un paio di clienti molto quotati che collaborano con artisti trap come Lazza e Sfera Ebbasta. La scoperta, personalmente, mi ha fatto piacere. Insomma, anche in correnti più giovanilistiche e digitali ci sono una preparazione di base e una cura acustica che fanno capire che il pianoforte suonato "live" non smetterà mai di esistere, anche solo come strumento di sottofondo, utilizzato per linee melodiche molto semplici».
 

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