«Per metri col viso sulla neve, poi ho visto Luciano immobile»

Dall’ospedale di Trento parla uno dei sopravvissuti, Maurizio Zampatti: era in cordata con Bertagna
"ERAVAMO IN SICUREZZA"
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La voce è bassa e rotta dallo choc. Maurizio Zampatti, quarantasettenne di Sale Marasino, è sopravvissuto miracolosamente al tragico incidente in montagna sulla Presanella in cui hanno perso la vita tre persone, mentre sei sono rimaste ferite. Lui se l’è cavata con alcune fratture. Ma è vivo.

Dall’ospedale Santa Chiara di Trento, dove è ricoverato da domenica pomeriggio, racconta quei momenti terribili: «Avevamo formato tre cordate, l’ultima era quella della famiglia di Raffaella Zanotti. Quando Raffaella, il marito e i due figli sono precipitati, noi eravamo già arrivati in cima al piano. Ci siamo subito detti che dovevamo assolutamente scendere per aiutarli e chiamare i soccorsi». Purtroppo, però, qualcosa è andato storto: «Non so per quale motivo, ma siamo precipitati anche noi», continua a raccontare Zampatti, che ha riportato fratture al bacino, alle costole e a una vertebra.

L’uomo prova a ricostruire esattamente l’accaduto: «Ricordo che all’improvviso mi sono ritrovato con la faccia a terra sulla neve. Scivolavo a faccia in giù, senza mai fermarmi... sono solo riuscito a vedere che vicino a me c’era un crepaccio ma per fortuna mi sono fermato molto prima».

La caduta si è arrestata dopo dieci-venti metri. Zampatti riesce a ricordare con lucidità: «Ho pensato: meno male che mi fermo qua e non vado fino in fondo perché rischio grosso. Poi, di colpo, ho perso i sensi e mi sono risvegliato solo quando sono arrivati i soccorsi».

Il quarantasettenne non si toglie dalla testa l’ultimo istante in cui ha visto il compagno di cordata Luciano Bertagna, morto per le ferite riportate nella caduta: «Era a dieci metri da me, ancora legato con me - dice -. Purtroppo, però, non si muoveva e non mi rispondeva... in quelle occasioni ci si aggrappa a qualunque cosa e si spera sempre in qualcosa di diverso da quello che sembra».

Dal punto di vista «tecnico», Zampatti non si capacita dell’accaduto: «Eravamo molto affiatati tra noi e preparati, per nulla sprovveduti - sottolinea -. Eravamo in sicurezza con tutte le attrezzature, non so proprio che cosa sia successo: avevamo tutti la piccozza e i ramponi necessari in questi casi. E poi il ghiaccio era molto bello, siamo arrivati in cima senza problemi. Non so proprio cosa sia successo». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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