Per l’omicidio di Stefania Crotti «un piano feroce»
Ha ucciso per eliminare chi le impediva di coronare il suo sogno d’amore. «L’imputata, insofferente della ripresa del legame della Crotti con il marito, aveva continuato a covare l’intento di riallacciare la relazione con l’amato, cercando di eliminare l’ostacolo rappresentato dalla rivale in amore per cui nutriva avversione e profondo risentimento» scrive il gup di Brescia Alberto Pavan nelle 29 pagine di motivazioni della sentenza di condanna a 30 anni di carcere nei confronti di Chiara Alessandri, 45enne madre di tre figli, pronunciata lo scorso 18 giugno per l’omicidio di Stefania Crotti, di un anno più giovane, presa a martellate in un garage di Gorlago, nella Bergamasca, e poi data alle fiamme in un campo di Erbusco quando ancora la donna era viva. «Un omicidio - viene scritto - deliberato con ferocia nei minimi particolari».
La vittima era la moglie di Stefano Del Bello, ex amante dell’omicida. «Chiara aveva cercato più volte il confronto e, di fronte al rifiuto della Crotti di avere rapporti con lei, aveva architettato uno stratagemma al fine di trovarsi a tu per tu con la sua antagonista in luogo lontano da presenza altrui e porre in esecuzione il desiderio di risentimento, vendetta ed annichilimento» si legge nelle motivazioni della sentenza.
Stefania Crotti era stata prelevata fuori dal posto di lavoro da un uomo, amico della Alessandri ma totalmente all’oscuro del piano omicida, e convinta a salire su un furgone con una rosa in mano e una benda sugli occhi, per essere portata su un luogo segreto. Era sicura di vivere una sorpresa confezionata del marito e invece, la vittima, madre di una bambina piccola, è andata incontro alla morte. «La giustificazione fornita da Chiara Alessandri - scrive il gup - che ha dichiarato di aver voluto creare l’opportunità di una conciliazione finalizzata ad avere rapporti distesi con la Crotti, di fronte alla ritrosia di quest’ultima nell’interfacciarsi con lei ed ai problemi ambientali creatisi in un piccolo centro per via del rapporto avuto con Del Bello, non appare credibile». Durante l’indagine e quindi anche a processo è stata ricostruita la dinamica del delitto.
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