Pcb alla Vallosa: tre ipotesi per la bonifica, ma resta la ferita

Sono tre le ipotesi per la messa in sicurezza della discarica di Passirano. «Uno scempio», dice il sindaco, per cui non ci sarà giustizia
INDAGINI ALLA VALLOSA
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Una strada di terra battuta in mezzo al verde, con la pioggia leggera che solleva il profumo della campagna di Passirano, nel silenzio del mattino rotto solo dal canto degli uccellini. 

Un idillio, se non fosse che sotto terra c’è una quantità di pcb proveniente dalla Caffaro in quantità ancora da definire. Senza contare gli altri veleni già trovati nel terreno e nell’acqua. Mentre sono in corso le indagini nel sottosuolo della discarica Vallosa per chiarire quali e quanti materiali siano stati interrati nel corso degli anni Settanta, il sindaco di Passirano, Francesco Pasini, spiega quali saranno i prossimi passi. 

«Una delle idee è che nell’area venga effettuato un capping, che la discarica venga cioè coperta in modo che il contenuto non percoli nella falda sottostante - dice -. Per questioni di costi credo che sia difficilmente praticabile una bonifica totale, mentre mi sento di sostenere una via di mezzo tra le due ipotesi, e cioè che si proceda alla bonifica delle parti più pericolose, quelle ad esempio dove sono interrati i fusti contenenti pcb, sottoponendo al capping le aree restanti».

Prima del progetto per mettere in sicurezza la zona, comunque, devono arrivare i risultati delle analisi fatte da un’azienda selezionata dal Comune e, in parallelo, dall’Arpa

Dopo quarant’anni si sta intervenendo in maniera concreta, anche se di certo la Vallosa è destinata a segnare per sempre il lembo di Franciacorta in cui si trova. Una cicatrice evidente, anche sul piano giudiziario. 

«Possiamo dire che giustizia non è stata fatta - commenta il sindaco -. Il Comune di Passirano ha agito in sede civile perché fossero individuate le responsabilità di chi ha gestito la discarica, ma abbiamo perso in ogni grado di giudizio, compresa la Cassazione».

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