Omicidio Bani, si cercano impronte in casa di Daniela
I militari della Sezione investigazioni scientifiche dell’Arma sono tornati a Palazzolo, al 45 di via Malogno. Di fatto per isolare impronte e materiale utile a corroborare l’ipotesi accusatoria nell’appartamento che Daniela Bani, uccisa da una ventina di coltellate attorno a mezzogiorno dello scorso 22 settembre, divideva con i due piccoli figli e il marito. Ma anche sull’auto utilizzata da quest’ultimo. All’appuntamento erano invitati pure gli avvocati delle parti: quelli delle persone offese e di Mootaz Chaanbi il 37enne tunisino da allora rifugiato in patria dai parenti. Nessuno però si è presentato.
La Ford Focus che l’uomo aveva utilizzato per lasciare Palazzolo e far perdere le sue tracce è stata trovata giorni dopo l’omicidio nel parcheggio di Orio al Serio. L’uomo, secondo la ricostruzione dei Carabinieri della Compagnia di Chiari, guidata dal cap. Stefano Giovino, l’abbandonò allo scalo bergamasco, poi salì su un autobus e raggiunse l’aeroporto di Malpensa da dove si imbarcò alla volta di Tunisi.
Della sua presenza sulla sponda meridionale del Mediterraneo gli inquirenti vennero a sapere praticamente in tempo reale. Fu Chaanbi, col cellulare tunisino della madre, a chiamare i suoceri in Italia e ad avvisarli della presenza del cadavere di loro figlia in camera da letto. Fu quella telefonata a risolvere subito il mistero e di fatto a indirizzare le indagini verso la Tunisia.
A quanto si è appreso il 37enne è localizzato da allora. A mancare, per assicurarlo alla giustizia italiana, è la richiesta di cattura e di estradizione. Domanda che spetta alla Procura generale.
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