Omicidio Bani, Mootaz non sarà estradato: «Processatelo lì»

La convenzione fra Italia e Tunisia non consente l'estradizione. Il ministro di Giustizia Bonafede chiede il perseguimento penale in Tunisia
Daniela Bani con il marito, ora in carcere © www.giornaledibrescia.it
Daniela Bani con il marito, ora in carcere © www.giornaledibrescia.it
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La convenzione bilaterale che regola i rapporti fra Italia e Tunisia, firmata a Roma il 15 novembre del 1967, non consente l'estradizione ma statuisce che, in caso di reati riconosciuti da ambedue gli stati, si possa fare domanda per perseguire i cittadini che hanno commesso crimini nell'altro Stato.

È per questa ragione che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato la richiesta di perseguimento penale in Tunisia per Chaanbi Mootaz, accusato di aver ucciso la moglie, madre di due figli Chaanbi è poi fuggito dall'Italia per raggiungere il suo paese natale, la Tunisia, dove però, è stato arrestato venerdì scorso.

Nato nel 1981, Chaanbi Mootaz, è stato dichiarato colpevole in appello di omicidio volontario aggravato nei confronti di Daniela Bani: condannato a 30 anni di reclusione, era latitante dal giorno dell'assassinio, il 22 settembre 2014, avvenuto a Palazzo Sull'Oglio, nel Bresciano.

Nella richiesta firmata da Bonafede e inviata per i canali diplomatici alle autorità tunisine, si sottolinea che, «in caso di  condanna, qualora per il reato di omicidio volontario aggravato sia previsto nell'ordinamento giuridico tunisino la pena capitale, tale pena non venga applicata ovvero sia oggetto di commutazione in una pena detentiva».

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