Novant’anni fa nasceva il pollaio provinciale
In questo 2017 ricorre un anniversario particolare, al limite forse dell’eccentrico, sicuramente fondamentale per l’agricoltura nostrana: il novantesimo dall’istituzione del nostro pollaio provinciale, l’anno zero, insomma, della pollicoltura moderna bresciana.
Fu nel 1927 che a Monterotondo di Passirano, su una proprietà del commendator Franco Guarneri, come ricorda Antonio Fappani, veniva inaugurato il pollaio San Giorgio. La struttura ospitava galline livornesi, su 1.600 mq, suddivisi in parchetti e contava su tre incubatrici Beukeig ed Impero.
Era il primo passo di un percorso che avrebbe portato dalla «siura» Ines al mercato per vendere le uova di giornata all’avicoltura bresciana in grado di, salvo aviaria, rifornire migliaia di consumatori. Perché tanto interesse verso i polli? L’Italia si avviava, in quegli anni, a diventare una società industrializzata, con una popolazione in crescita e, quindi, proprio l’umile gallina venne vista come una salvatrice della bilancia alimentare e commerciale nazionale.
I pollai provinciali vennero istituiti, in tutta Italia, con regio decreto del 3 settembre 1926 e Brescia partì pressoché immediatamente, anche se poi, per il funzionamento effettivo si dovette attendere. Obiettivi erano potenziare le razze locali o, tramite, i cosiddetti galli miglioratori livornesi, rinforzare la capacità produttiva del comune pollo di campagna, vendendo uova fecondate, pulcini ed esemplari selezionati ai contadini.
Nel 1933 il pollaio provinciale bresciano dipendeva dalla cattedra ambulante di agricoltura, allevava livornesi bianche in purezza, con una produzione media di 163 uova per capo ma con punte record di 270 deposizioni per animale. L’esperienza di Monterotondo si sarebbe poi esaurita ma il segno era tracciato: nuovi pionieri, tra cui il celebre Trebbo Trebbi, e tanti agricoltori avrebbero fatto tesoro di quel lontano 1927.
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