«Nadia diceva che lavorava male perché c'era poco personale»

Così in aula la mamma della Pulvirenti, la giovane terapista uccisa da un assistito alla Cascina Clarabella nel 2017: ora a processo 5 medici
Nadia Pulvirenti, la terapista uccisa da un paziente psichiatrico nel 2017 alla Cascina Clarabella di Iseo - © www.giornaledibrescia.it
Nadia Pulvirenti, la terapista uccisa da un paziente psichiatrico nel 2017 alla Cascina Clarabella di Iseo - © www.giornaledibrescia.it
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«Io non avrei voluto che mia figlia seguisse i pazienti psichiatrici perché vedevo il pericolo. Lei era determinata ed è andata avanti. Da quando è morta per noi vivere è atroce, è un incubo».

Lo ha detto in un’aula di tribunale la madre di Nadia Pulvirenti, la terapista per la riabilitazione psichiatrica uccisa nel Bresciano il 24 gennaio 2017 all'interno della Cascina Clarabella da un paziente psichiatrico, Abderrhaim El Mouckhtari, 58enne di origini marocchine, che non è stato processato per incapacità di intendere e volere. La madre della vittima è tra i testimoni nell’ambito del processo per omicidio colposo a carico di cinque medici della stessa struttura psichiatrica. 

Si tratta di Andrea Materzanini, direttore del Dipartimento di salute mentale di Iseo, Giorgio Callea, responsabile del Centro Psico Sociale di Iseo, Annalisa Guerrini, psichiatra e responsabile del Cps di Rovato e della predisposizione del piano terapeutico individuale di El Moukhtari, Claudio Vavassori, presidente del Consiglio di amministrazione della Diogene, società cooperativa e datore di lavoro di Nadia Pulvirenti, e Laura Fogliata, medico componente della Cooperativa Diogene.

«Nadia mi diceva che non riusciva a fare il suo lavoro perché in quella struttura c’era poco personale» ha aggiunto in lacrime la mamma della vittima, uccisa a 25 anni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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