Morti in Presanella, chi erano Raffaella e Luciano
Una morte improvvisa e troppo amara da accettare quella di Raffaella Zanotti e Luciano Bertagna, entrambi di Sale Marasino, le vittime dell'incidente in montagna avvenuto domenica mattina sulla Presanella.
Due vite energiche, nel pieno del cammino, spezzate in una domenica di svago e festa, tra famigliari e compagni del gruppo dei camminatori di montagna «Gira Much» (i «gira monti»), sulla cui pagina Facebook ieri è apparso un solo commento: «rimaniamo in silenzio», accompagnato da un cuore nero in segno di lutto.
Il gruppo, nato di recente, deve la sua formazione anche all’iniziativa di mamma Raffaella, 41 anni, una donna che amava andare a cercare la sua serenità e alimentare la voglia di vivere anche sulle cime delle nostre montagne, con l’inseparabile marito Gianni, sposato in giovanissima età, e con i figli Cesare e Andrea.
Una «mamma bella», come l’ha definita più di uno dei suoi coetanei che abbiamo incontrato ieri pomeriggio nel centro di Sale, che al presidio del nido domestico di via Ronzone, univa la sua affidabilità contabile al servizio dell’impresa di impianti telefonici del marito Gianni Ziboni.
L’imprevedibile scivolone sul ghiacciaio, fulmine a ciel sereno che ieri ha sconvolto la quotidianità salese, ha messo fine a 45 anni anche alla briosa vita di Luciano Bertagna, uno sportivo «come a Sale non ce n’era un altro».
Luciano era appena tornato da New York, ma vivere «restando in movimento» era una caratteristica che aveva nel sangue, sia che i tragitti fossero lunghi, sia che si trattasse di raggiungere posti a poche decine di chilometri. Meccanico straordinariamente abile, specializzato in serbatoi e dinamica delle moto, ha fatto parte per molti anni dello spettacolare circo del Motomondiale in cui ha lavorato per la Ducati fianco a fianco con campioni come Loris Capirossi e Max Biaggi, di cui era stato meccanico personale, girando praticamente tutto il mondo, dall’Australia al Sudamerica, dall’Europa all’Asia.
Una foto del 2002 sul sito motogp.com lo ritrae accanto a Biaggi, intento a riscuotere il pegno dopo aver scommesso di riuscire a correre un chilometro in meno di 4 minuti.
A far finire quell’avventura era stato lo stress, e il bisogno di ritrovare un po’ di tranquillità. «Vedo il mondo - diceva - ma sempre di corsa non vale più la pena». Così si era fermato, facendo base di nuovo nella sua Sale Marasino, dove si era reinventato barista nel piccolo borgo di Conche, dietro al bancone del Sally caffè.
La sua passione restava lo sport, che non lo lasciava fermo un attimo, tra attività tradizionali ed esperienze particolari, come le immersioni subacquee, passione che condivideva con la fidanzata Daria. Più di tutto adorava la bicicletta, con cui ha scalato Stelvio, Gavia, Mortirolo, e tutte le cime che hanno fatto la storia del ciclismo.
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