L’incubatoio è pieno: raccolti 9 milioni di uova di coregone in 4 notti
Dopo due anni di stop, la campagna del Sebino per il ripopolamento controllato del coregone è tornata con il botto. Chi temeva problemi, ricordando che nel recente passato il lavoro ittiogenico aveva presentato spesso difficoltà nel reperimento del pesce, soprattutto per l’acqua troppo calda che disincentivava l’avvicinamento alla riva delle femmine gravide, è stato smentito, nelle ultime due settimane, da pescate a reti piene.
In sole quattro serate, programmate dall’assessorato Caccia e pesca di Regione Lombardia, i pescatori professionisti sebini coinvolti hanno recuperato la bellezza di quasi 9 milioni di uova, a fronte di una richiesta stabilita, come ogni anno, di circa 5 milioni. Anche considerando che alcune non si schiuderanno, altre verranno scartate perché non idonee, e qualche pesciolino potrebbe nascere ma faticare a crescere, la quantità presente oggi nelle 80 campane di vetro dell’incubatoio ittico di Clusane, in Passaggio degli Orti, è già più che sufficiente per condurre a termine con successo il delicato lavoro di schiusa e accrescimento dei tantissimi coregoni destinati a popolare il Sebino dalla fine dell’inverno.
Il risultato
«Pensare che si era deciso che le battute di pesca per il reperimento delle uova sarebbero state otto - racconta il pescatore e consigliere comunale iseano con delega alla pesca Raffaele Barbieri -. Invece dopo solo quattro serate, quelle del 19, 22, 23 e 26 dicembre, le campane dell’incubatoio erano piene e ci siamo fermati, finalmente tutti molto soddisfatti. I due anni di stop? Si sono fatti sentire, non tanto per la quantità di coregoni femmina presenti, che come evidente non mancavano, quanto per la carenza di individui di piccola taglia, nettamente inferiori come numero a quelli di stazza media». A reperire le uova - con il coordinamento della Polizia Provinciale e la supervisione degli ittiologi di Habitat 2.0 - sono stati i pescatori Giuseppe, Enzo, Luciano e Davide Bosio, Marzio Danesi, Danilo Baiguini, Emanuele Dalmeri, Michele Archetti, Livio Agnesi, i tre fratelli Moretti e Raffaele Barbieri.
La gestione dell’incubatoio, con il controllo costante delle uova nelle campane, è in capo all’Unione pescatori bresciani, che per la riapertura dopo i due anni di stop ha rinnovato una parte dell’attrezzatura necessaria alle campagne ittiogeniche. «Il ripopolamento del lago - come spiegato dal vicepresidente Upbs Germano Bana - sta comprendendo anche il lavoro su 60mila uova di trota marmorata. Ora la schiusa dipenderà dalla temperatura dell’acqua, al momento tra 7 e 8 gradi. Più sarà tiepida e prima inizierà. Comunque è verosimile pensare che i primi rilasci nel lago avverranno da metà febbraio».
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