Lavorano gomma a casa e in nero per 1,5 euro all’ora
Ancora lavoro nero a Coccaglio. A scoprirlo nella serata di giovedì sono stati gli agenti della Polizia locale del Monte Orfano. Gli uomini guidati dal comandante Luca Leone si sono insospettiti passando per un luogo in cui già l’anno scorso erano stati trovati lavoratori africani che si guadagnavano da vivere grazie a committenti italiani che non li avevano mai registrati come regolari.
La Locale si è così trovata di fronte ad alcuni cittadini ghanesi impegnati nella lavorazione della gomma in un appartamento di Coccaglio. L’attività di indagine, collegata alle precedenti inchieste, ha portato ad identificare un imprenditore, titolare di un’azienda con sede a Castelli Calepio, nella Bergamasca al confine con Palazzolo.
Gli agenti della Locale di Monte Orfano hanno scoperto che l’uomo ogni giorno portava il materiale a casa dei lavoratori. Gomma che i ghanesi dovevano lavorare e mondare delle sbavature. Un’attività che svolgevano senza un regolare contratto e in un ambiente non adatto alle operazioni. Si stima che ogni mese venivano consegnate centinaia di casse piene di gomma, e che gli operai venissero pagati solo con un misero 1,50 euro all’ora circa.
Durante il controllo, la Locale coccagliese ha scoperto anche che su uno di questi stranieri pendeva già un decreto di espulsione della Questura di Brescia. L’uomo sarà denunciato per violazione delle norme sull’immigrazione e sottoposto a nuovi accertamenti per il rimpatrio. I guai maggiori sono sicuramente per l’imprenditore bergamasco, che è stato pure colto sul fatto durante la consegna del materiale: sarà segnalato all’Ispettorato del Lavoro di Brescia e probabilmente incasserà una maxi sanzione e la sospensione dell’attività lavorativa.
Le indagini dovranno stabilire poi se il lavoro del gruppo di ghanesi possa configurarsi anche come sfruttamento, un’accusa che, almeno per ora, non è stata formulata. Nel marzo 2021 la stessa Locale aveva pizzicato un giro di ghanesi che trattavano guarnizioni in gomma per conto di un imprenditore di Cologne. Anche all’epoca le paghe erano bassissime e i lavoratori non avevano tutele.
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