La storia di Stefano: porte chiuse da Israele

Lo studente 22enne di Rovato atterrato sabato a Tel Aviv è stato trattenuto 24 ore, interrogato e rispedito in Italia.
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Stefano Fogliata, studente rovatese, non dimenticherà la Pasqua appena trascorsa.
Ventidue anni compiuti a novembre, il giovane avrebbe dovuto iniziare proprio pochi giorni fa un periodo di volontariato europeo fra Israele e i Territori palestinesi.
Il governo di Tel Aviv, dove il suo aereo è atterrato sabato 7 aprile, lo ha invece trattenuto per un'intera giornata in aeroporto, rispedendolo in Italia con il primo volo utile.

Studente di Scienze politiche all'Università Statale di Milano, Stefano intendeva approfondire le tematiche del conflitto che da decenni divide il Medio Oriente.
«In particolare - dice il 22enne, che era già stato una volta in Cisgiordania (lo testimonia la foto a destra che lo ritrae mentre raccoglie le olive) - mi volevo concentrare sulle pratiche di dialogo messe in campo da ong, comunità e singoli cittadini israeliani e palestinesi che cercano di uscire da una lunga spirale di contrapposizione armata affinando strumenti di resistenza non violenta per la risoluzione dei conflitti».

Si tratta delle stesse realtà portate sullo schermo da altri due giovani bresciani, i cineasti Nicola Zambelli e Andrea «Paco» Mariani: fra pochi giorni, dal 19 al 22 aprile, il loro documentario sul villaggio di At Twani (Hebron), «Tomorrow's land», sarà a Doha (Qatar) per l'ottavo «Al Jazeera international film festival». Anche l'esperienza di Stefano Fogliata ricorda la trama di un (brutto) film.

«Già - dice Stefano -, ma nel mio caso era tutto vero. Sabato, 7 aprile, ero in volo da Milano a Tel Aviv. Dall'aeroporto Ben Gurion mi sarei dovuto trasferire in Cisgiordania per iniziare il periodo di volontariato europeo». Stefano, da quell'aerostazione, non è invece mai uscito.
«Per circa 24 ore sono stato fermato, interrogato a più riprese, trattenuto in una sorta di Cie (i Centri di identificazione ed espulsione) ed infine rispedito indietro. Mi è stato detto che il Ministero dell'Interno israeliano ha negato il mio visto, interdendomi per un periodo di almeno quattro anni».

Fra l'arrivo a Tel Aviv e il rientro a Lodetto di Rovato, dove vive, per il 22enne e i suoi familiari sono state ore di forte tensione. «Soprattutto non capivo cosa stesse accadendo», racconta il giovane. «Sono stato interrogato per sette ore - racconta il 22enne - , da almeno una decina di persone diverse. Hanno controllato il mio telefono e le mie mail, accusandomi in sostanza di essere un terrorista».
Quando ho spiegato - rivela - di essere interessato al conflitto israelo-palestinese e soprattutto di essere semplicemente un giovane che ama viaggiare, mi è stata data una risposta raggelante: "Anche Mohammed Merah (il killer delle recenti stragi di Tolosa, ndr) lo era". A quel punto ho contattato il consolato italiano di Gerusalemme, che mi ha dirottato all'ambasciata di Tel Aviv».

«Era sabato - conclude Stefano - , e nessuno mi ha risposto. Infine, ho chiesto di vedere almeno un avvocato israeliano, che mi ha spiegato in cosa consistesse il diniego. Dopo diverse ore in una specie di cella, sempre dentro l'aeroporto, mi hanno reimbarcato e rispedito in Italia».

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