La scomparsa dei pesci dal fiume Oglio

Inquinamento e siccità hanno fatto scomparire vaironi, lucci e tinche. E ad aggravare la situazione c’è il bracconaggio
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Non solo sversamenti: nelle acque del fiume Oglio scorrono anche altre criticità. A lanciare l’allarme sono i pescatori della Bassa che, in una lettera indirizzata alla Polizia provinciale e alle Guardie ecologiche volontarie, hanno evidenziato i parecchi problemi che da qualche tempo attanagliano il corso idrico.

«Nel periodo estivo - si legge nel documento -, in coincidenza con i vari divieti di pesca per la riproduzione, tutta l’acqua proveniente dal lago di Iseo viene utilizzata dalla tante derivazioni a scopo di irrigazione, azzerando così la portata del fiume e lasciando il tratto da Roccafranca ad Acqualunga in costante emergenza. Questo causa danni irreparabili alla sopravvivenza dei pesci: infatti negli ultimi anni sono totalmente scomparse alcune specie come lasche, savette, vaironi, lucci, tinche, pighi e altre hanno subito un calo drastico».

Questo è solamente uno dei tanti problemi, l’elenco delle situazioni critiche è infatti piuttosto lungo. Dal non rispetto della normativa che impone il «deflusso minimo vitale», al dilagare di attività illegali come il bracconaggio e agli scarsi controlli legati alla qualità dell’acqua da parte di enti qualificati.

«La diminuzione delle precipitazioni - spiega il comandante della Polizia provinciale Carlo Caromani - ha accentuato le conseguenze di una cattiva gestione delle risorse idriche, facendo emergere tutta una serie di disfunzioni, che vanno dal prelievo incontrollato allo sversamento di sostanze inquinanti. Ho sentito parlare di situazione emergenziale, che dovrebbe imporre strategie finalizzate a limitare il danno, ma dalla Regione non è ancora pervenuta alcuna indicazione su come meglio indirizzare i controlli, ottimizzando le limitate risorse umane. Nel 2016 la Regione ha stabilito che, per lo svolgimento della funzione di vigilanza e controllo in materia ittico-venatoria delegata alla Provincia di Brescia, la dotazione della Polizia provinciale doveva essere di 32 unità, poi la delega è stata allargata ad agricoltura e foreste, lasciando però invariato il numero delle persone a disposizione. Pochi controlli significano maggiori abusi».

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