La prima bionda a chilometro zero di Palazzolo

La birra, cinque gradi, è realizzata con cereali che si coltivano a San Giuseppe
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È stata presentata nella sede operativa del quartiere San Giuseppe la Bionda di Palazzolo, la prima birra della zona interamente prodotta con cereali a km zero. Ideata e messa a punto dall’Azienda Agricola Pagani di via Verdi, la birra è stata letteralmente presa d’assalto alla festa di inaugurazione per la quale sono state distribuite circa 500 bottiglie.

Il gradimento dei tantissimi avventori accorsi per l’evento è stato infatti altissimo.

Come ha spiegato Luigi Pagani, co-titolare insieme al fratello Bruno dell’azienda di famiglia che da diversi anni punta sul biologico, sullo spaccio agricolo in azienda e sui mercati di zona, «la Bionda di Palazzolo è una birra agricola realizzata con cereali che coltiviamo qui a San Giuseppe. Si tratta di un orzo magro, quindi privo di azoto, che veniva coltivato anche decenni fa. Dato che non abbiamo gli strumenti per brassare, ci affidiamo ad un birrificio di Pavia con la supervisione del circuito Agri80 di Cremona, al quale afferiamo. Siamo molto felici di questa accoglienza positiva: ci stiamo lavorando da un anno e ora, dopo il raccolto di giugno, condividiamo con piacere questa nostra nuova avventura».

La festa. Produttori dell’azienda agricola e autorità alla «prima» della birra
La festa. Produttori dell’azienda agricola e autorità alla «prima» della birra

La birra, una bionda di 5 gradi, non è né pastorizzata né microfiltrata e si presenta simile (ma non uguale) nel gusto ad una Ipa, anche se non lo è, poiché molto più particolare. Per ovvie ragioni, non sarà prodotta in un numero di bottiglie tale da consentirne la distribuzione commerciale su grande scala.

I fratelli Pagani non sono nuovi a iniziative di questo tipo. Da tempo vendono la loro farina di mais e altre specialità che fanno della vicinanza (e del patto di fiducia) tra produttore e consumatore il proprio punto di forza. Farine di tutti i tipi, biscotti, pane palazzolese e un numero altissimo tra frutti e ortaggi sono ormai diventati un must per migliaia di famiglie dell’Ovest bresciano.

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