La drammatica morte di Bryan: indagini sul cellulare del 13enne

Gussago, comunità incredula per la terribile vicenda. A trovare il ragazzino senza vita è stata la sorella
Papà Patrick mostra le foto del figlio Bryan che custodisce sullo smartphone - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Papà Patrick mostra le foto del figlio Bryan che custodisce sullo smartphone - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Papà Patrick ha il telefonino tra le mani. «Quante fotografie ho di lui. Non riesco a crederci». E le lacrime gli tolgono le parole. Piange il figlio più grande che non c’è più, trovato senza vita a 13 anni nella cameretta che condivideva con i fratelli più piccoli. Bryan dormiva più in alto sul letto a castello a tre piani, proprio quello al quale giovedì sera ha attaccato la cintura dell’accappatoio.

A lanciare l’allarme è stata la madre, avvisata - dramma nel dramma - dalla sorellina del ragazzino che ha visto quello che nessuno, e soprattutto un bambino, dovrebbe vedere. Inutile la corsa al pronto soccorso, dove il 13enne è deceduto per esser rimasto troppo tempo senza respirare. «Ero all’allenamento, mia moglie mi ha chiamato e mi ha gridato di correre in ospedale. Le ho chiesto tre volte il motivo e quando sono arrivato mi ha solo detto: nostro figlio è morto» spiega il genitore che con il figlio condivideva la grande passione per il calcio.

Un ragazzo

Il giovane giocava nella Pavoniana, domenica scorsa aveva segnato anche il gol vittoria per la sua squadra, mentre il papà, a 37 anni, milita nello Sporting Club in Promozione. Famiglia originaria del Ghana, vive a Gussago con i tre figli inseriti nelle scuole del paese. Dove in tanti ora si interrogano su quanto accaduto. E lo stesso stanno facendo i Carabinieri che hanno sequestro il cellulare del 13enne temendo che lì possa essere nascosto il motivo del gesto estremo. Non si esclude infatti che Bryan possa aver voluto partecipare a sfide virtuali estreme, prove online nelle quali si chiede ai giovani di dimostrare il loro coraggio.

La famiglia

«Non so cosa pensare. Mio figlio aveva sempre il cellulare in mano. Guardava Tik Tok ed era impossibile controllargli il telefonino perché continuava a cambiare password» racconta il padre all’obitorio dell'Ospedale Civile di Brescia. «Sono senza parole. Anche noi vogliamo capire perché abbia fatto una cosa così» commenta un amico del 13enne con il quale è stato fino a poche ore prima della tragedia. «L’ho visto giovedì alle 15 era sempre il solito. Sorridente, vivace, allegro».

In ambiente scolastico viene escluso che il ragazzino, che frequentava la terza media, possa essere stato preso di mira da bullismo o razzismo. E mentre la Pavoniana Calcio ha avviato una raccolta fondi per aiutare la famiglia del ragazzino a sostenere le spese per il funerale, il sindaco di Gussago Giovanni Coccoli, che è anche insegnante, ieri ha incontrato i compagni di classe di Bryan.

«Questo episodio terribile ci interroga tutti, i nostri ragazzi hanno bisogno di noi adulti e tutti siamo molto preoccupati - spiega Coccoli. - Questa morte non deve restare vana, deve essere una molla che spinge tutti a fare di più per capire e intercettare il disagio dei nostri ragazzi, provati da due anni di pandemia e ora dai timori per una guerra in Europa. Siamo vicini alla famiglia ma vogliamo esserlo a tutti i giovani che lanciano un segnale di disagio che non possiamo ignorare».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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