La consegna a don Giacomo Panizza dell'onorificenza al merito

Il neo-commendatore ha ricevuto la meritata onorificenza dal presidente Sergio Mattarella: con lui due amici di Pontoglio
Don Giacomo Panizza col presidente Mattarella - © www.giornaledibrescia.it
Don Giacomo Panizza col presidente Mattarella - © www.giornaledibrescia.it
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Un «eroe civile», un sacerdote che da circa mezzo secolo lotta contro i prepotenti (le mafie) in difesa dei deboli, dei cosiddetti «ultimi». E nonostante questo, un uomo estremamente umile, legato alla sua comunità in Calabria, ma anche alla sua famiglia e agli amici di Pontoglio.

E, infatti, ieri don Giacomo Panizza, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, si è presentato dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per ricevere la prestigiosa onorificenza, insieme a due «vecchi» amici, «a Carli e a Gianbattista, due coscritti della classe 1947, con cui sono cresciuto nel vicolo nel centro del mio paese», spiega il parroco di Feroleto Antico, paesino in provincia di Catanzaro, mentre è in stazione a Roma in attesa del treno che lo riporti a casa.

«È stata sicuramente una grande emozione, anche perché ero seduto vicino al Presidente durante la cerimonia - sottolinea don Giacomo -. Ho ribadito che al mio posto dovevano esserci tutti i ragazzi della comunità, perché questo è un riconoscimento che condivido con loro». Il sacerdote di Pontoglio, in passato finito nel mirino della ’ndrangheta (in particolare della cosca Torcasio) per aver occupato legalmente alcuni immobili confiscati alla mafia, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme «Progetto Sud», una comunità autogestita insieme a persone con disabilità che collabora anche con la Caritas della Calabria.

Attualmente è un gruppo di reti che favorisce la diffusione di poli di inclusione e integrazione fra soggetti differenti, curando e tutelando i diritti di cittadinanza. Radicata nel contesto calabrese, coopera con molte realtà italiane e straniere per potenziare il protagonismo dei diversi mondi vitali della società, accompagnando percorsi di conquista di consapevolezza di persone e gruppi vulnerabili. Il sacerdote bresciano ha raccontato il suo lavoro anche in diversi libri, come la «Mafia sul collo» o «Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa», entrambi editi da Edb. Lui, don Giacomo, invece, è l’esempio di un «buon maestro».

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