L'assalto da 80 milioni era imminente: «Kalashnikov già carichi»

Quando i Nocs hanno fatto irruzione nel capannone della Pedrocca i banditi erano già armati fino ai denti
UN COLPO DA 80 MILIONI
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Ormai erano pronti ad entrare in azione. «Avevano appena caricato i kalashnikov e quando le telecamere che avevamo piazzato hanno inquadrato la scena è stato deciso di far intervenire le forze speciali del Nocs» spiegano gli inquirenti per raccontare il blitz interforze che venerdì sera ha sventato un assalto milionario in provincia di Brescia e che ha portato al fermo di 31 persone, la stragrande maggioranza proveniente da Cerignola, in provincia di Foggia. 

Colpo (mancato) da 80 milioni

Si tratta, secondo gli inquirenti, di «criminalità organizzata a trazione pugliese e calabrese». Un gruppo che secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Brescia Paolo Savio, ieri sera avrebbe dovuto colpire il deposito della società privata Mondialpol a Calcinato. «In quel momento nella struttura c'erano 80 milioni di euro» ha reso noto il procuratore capo Francesco Prete.

Il sodalizio criminale

Le forze speciali intervengono nel capannone: le riprese a infrarossi dall'elicottero della Polizia - Foto Polizia di Stato © www.giornaledibrescia.it
Le forze speciali intervengono nel capannone: le riprese a infrarossi dall'elicottero della Polizia - Foto Polizia di Stato © www.giornaledibrescia.it

Tra i 31 fermati, le cui posizioni sono ora al vaglio del gip, ci sono anche due guardie giurate, calabresi di nascita ma residenti nel Bresciano, dipendenti della società privata che
doveva essere assaltata. «Pensiamo di aver disarcionato quasi totalmente una delle strutture principali di Cerignola che si occupa di assalti a portavalori e rapine. Riteniamo che si siano appoggiati a 'ndranghetisti sul territorio bresciano e a uomini che si sono messi a disposizione come basisti» ha aggiunto Savio.

Il piano: 26 auto rubate da incendiare

Al blitz hanno partecipato anche le forze speciali che hanno fatto saltare con granate le porte di un capannone nelle campagne di Cazzago San Martino, ritenuto la base logistica della banda di rapinatori che per sei mesi sono stati intercettati dagli inquirenti. «Il piano prevedeva il posizionamento di 26 auto rubate che avrebbero dovuto bloccare le strade e che sarebbero poi state date alle fiamme per evitare l'intervento delle forze dell'ordine.

Con la ruspa nel caveau

In 14 avrebbero dovuto assaltare armati il deposito di denaro. Con una ruspa avrebbero dovuto abbattere il muro del caveau» hanno spiegato gli investigatori. Il gruppo criminale era diviso tra un appartamento a Gardone Valtrompia, uno a Ospitaletto e il capannone di Cazzago San Martino. Secondo il direttore centrale dell'Anticrimine Francesco Messina (già capo della Squadra Mobile a Brescia negli Anni '90), «i soldi sarebbero stati caricati su un tir che era arrivato a Brescia carico di uomini e armi e che doveva tornare con 80 milioni di euro».

Alle persone fermate è stata contestata l'associazione a delinquere con l'aggravante mafiosa, per il metodo utilizzato e per aver agevolato gruppi mafiosi. Tra le armi sequestrate quattro fucili d'assalto, pistole, una mitraglietta e chiodi per bucare pneumatici, oltre a 21 bombe molotov.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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