Inizia la battaglia contro il bostrico: corsa per salvare i boschi
La battaglia contro il bostrico nei boschi della Val Palot ha avuto inizio. Una delle aree verdi più belle della provincia, i monti che sovrastano Pisogne, è stata rovinata, negli ultimi quattro anni, dapprima dalla tempesta Vaia e quindi dal parassita che sta danneggiando le foreste del nord Italia. Da alcuni giorni il consorzio forestale Sebinfor ha avviato gli interventi per eliminare il bostrico e tornare a sognare boschi lussureggianti come sono sempre stati quelli della Val Palot.
In azione
Sette i progetti finanziati e affidati per i lavori ad alcune ditte boschive del posto, due i cantieri di contenimento ed eliminazione avviati a oggi (gli altri cinque partiranno nelle prossime settimane). Ogni intervento vale circa 50mila euro: si andrà ad agire nelle località Gastaldo, Ghigarlesso, Ronco, Tesone, Cima Tet, Val dei Togni e Stella, per un importo di quasi 350mila euro finanziato dalla Regione a dicembre 2021. Le aree di cantiere sono tutte poste intorno ai mille metri, per un’estensione media di circa quattro ettari ciascuna.
Nello specifico, è previsto il recupero dei boschi danneggiati con asportazione degli schianti e della massa morta e applicazione di interventi fitosanitari, con eliminazione delle piante dissecate dal bostrico e taglio di selezione su quelle ancora verdi ma che già evidenziano l’attacco del parassita. L’intento è favorire la diffusione del latifoglio di pregio, agevolando la crescita di faggi e aceri montani, per diminuire la prevalenza dei boschi di resinosa a favore di strutture miste a predominanza latifoglio, di maggior valore ambientale e meno soggetto alle parassitosi da bostrico.
Abete rosso
«Il consorzio Sebinfor fa scuola - afferma il vicepresidente Gabriele Ceresetti - avviando tra i primi la lotta al bostrico. Sono sette lotti, in altrettante aree del comprensorio della Val Palot, che abbiamo affidato con fatica a più ditte boschive, per la mancanza di manodopera e i tanti cantieri aperti. L’altitudine ridotta e i cambiamenti climatici, con inverni sempre meno freddi, hanno accelerato il deperimento dell’abete rosso e condizioni sanitarie sempre più precarie, favorendone l’ammaloramento. Questo vuol dire rischio incendi e massiccia diffusione del bostrico, che abbiamo davvero iniziato a contrastare».
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