In fuga dal municipio di Ospitaletto: in 23 chiedono di essere spostati
Un lungo via vai dal Municipio che preoccupa non poco la politica di Ospitaletto, con il gruppo di opposizione OspiLab che ha lanciato (nuovamente) l’allarme circa il numero davvero considerevole dei dipendenti (a oggi 23 durante l’Amministrazione Sarnico) che hanno scelto di lasciare il loro posto negli uffici del municipio, senza dimenticare le difficoltà del non avere un segretario comunale stabile.
Una presa di posizione forte che si lega anche ai cambi politici, ovvero di consiglieri e assessori che in questi anni si sono succeduti tra i banchi di maggioranza e Giunta. «Non esiste ente che funzioni senza persone, mentre nel nostro Comune continua la fuga dei dipendenti – attaccano i due consiglieri di OspiLab, Laura Trecani ed Enrico Mandelli –. A oggi dovrebbero essere 23, ma diventa complicato tenere il conto vista la celerità con la quale se ne vanno. Due solo nell’ultima settimana a distanza di due giorni l’una dall’altro, e a questi si aggiungono sei segretari comunali e alcuni consiglieri comunali di maggioranza. Tutto ciò non garantisce continuità, cancella la memoria storica del Comune, rallenta i processi di lavoro e altera l’equilibrio interno andando a destabilizzare coloro che restano».
«Aggiungiamo - proseguono - anche che attualmente il segretario comunale è presente 4 ore alla settimana in un Comune di quasi 15mila abitanti, non abbiamo più un vicesegretario e non sono più presenti diverse figure dirigenziali». «Ci stiamo interrogando da tempo - concludono da OspiLab - sulle motivazioni e pensiamo che non possa essere certo attribuito agli stessi dipendenti; generalmente l’elevato turnover è legato alle errate strategie dettate da chi sta al vertice e che vanno ad incidere sull’organizzazione della struttura».
All’attacco il sindaco Giovanni Battista Sarnico ha risposto sottolineando come tutto il sistema del pubblico impiego sia da riformare: «È un momento storico che segue il blocco delle assunzioni che non ha permesso un naturale turnover del pubblico impiego per oltre dieci anni, ovvero fino al 2018 – evidenzia –. Credo che la condizione di oggi sia anche conseguente di un contratto che andrebbe riformato, se non altro perché i Comuni possano riappropriarsi di maggiore autonomia, perché è maturo il tempo dell’autonomia civica e del decentramento amministrativo». Quindi «alla naturale rotazione si sovrappone la volontà di riforma della struttura, orientata nel realizzare gli obiettivi di mandato, che non sono paragonabili a tanti altri Comuni e che chiamano sempre maggiori impegni e responsabilità, anche con modalità nuove di organizzazione e di potenziamento degli uffici».
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