I grandi laghi in sofferenza: Sebino per tutto gennaio sotto lo zero idrometrico
Se il 2022 è stato l’anno della grande crisi idrica, il 2023 è iniziato confermando quella crisi e addirittura, nel primo mese, andando oltre.
Nel più grande lago d’Italia, il Garda, al 31 gennaio l’Agenzia interregionale per il fiume Po ha contato una mancanza di ben oltre duecento milioni di metri cubi di acqua rispetto a dodici mesi prima, conseguenza di un livello delle acque sceso a quota 46 centimetri sopra lo zero idrometrico e di un riempimento al 35%, contro i 106 centimetri dello stesso giorno di un anno fa.
Discorso simile nel bacino idrografico dell’Oglio, dove il più importante fiume bresciano ha trasportato e scaricato nel lago d’Iseo nei 31 giorni di gennaio 10 milioni di metri cubi in meno rispetto al gennaio del 2022, vale a dire 56,5 milioni contro 67,2 milioni. Una carenza, quella riscontrata dai rilevamenti del Consorzio dell’Oglio, che ha tenuto il Sebino a gennaio costantemente sotto lo zero idrometrico (a eccezione dei giorni 9, 10 e 11) e oggi lo vede ancora sotto di 5 centimetri, con un riempimento sempre misero inchiodato al 17%.
Il piccolo lago d’Idro, invece, a fine gennaio 2022 si trovava a quota 368,21 metri sul livello del mare contro i 367,86 di quest’anno: anche in questo caso manca acqua, per 37 centimetri di livello e 4 milioni di metri cubi in volume. Dal Chiese stanno entrando nel lago 7 metri cubi al secondo mentre il deflusso verso valle è di 11.
Il confronto
Facendo un confronto con i dieci anni precedenti, i 46 centimetri della condizione gardesana attuale sono il livello più basso registrato a fine gennaio dal 2013. Su undici rilevamenti solo in tre casi l’acqua è risultata sotto quota 100 centimetri: oltre a quest’anno anche nel 2018, quando erano 64, e nel 2016, quando erano 56.
Gli anni di maggior piena sono stati il 2021 ed il 2020 quando il livello raggiungeva i 127 centimetri sopra lo zero idrometrico e godeva rispetto a questi giorni di una presenza di acqua quantificabile in ben 280 milioni di metri cubi di risorsa in più.
Come precisato dall’ingegner Gaetano La Montagna, dirigente tecnico dell’Agenzia interregionale per il Po della Lombardia orientale, «la condizione del lago è difficile, anche se non siamo in procinto di raggiungere il minimo storico del 1987 (30 centimetri sopra lo zero). Il problema? Sono gli apporti degli immissari, di cui il maggiore è il fiume Sarca, che stanno scaricando nel lago pochissima acqua: nella giornata di ieri (1 febbraio) la pochezza di 3,3 metri cubi al secondo, contro un deflusso di 14 metri cubi al secondo. In questo momento va considerato anche che lo zero termico è molto basso e le poche precipitazioni che si verificano sono neve, sulle montagne, destinata ad arrivare nel lago per lo scioglimento in primavera ma non adesso. Se allo scioglimento si unirà qualche pioggia in marzo e aprile il lago potrà tornare a recuperare».
Sull’Iseo i -5 centimetri di questi giorni risultano di fronte all’ultimo decennio meno straordinari, visto che il secondo lago bresciano scende e sale con più rapidità. A Sarnico al 31 gennaio un livello più basso è stato riscontrato nel 2017 (-12) e nel 2018 (-14), uguale nel 2019 (-5), simile nel 2022 (-2) e superiore negli altri sei anni.
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