I depuratori in aiuto dei campi: da Rovato il progetto pilota di Acque Bresciane

L'obiettivo è fornire ai campi acqua pulita e più abbondante. Il modello sarà pronto nella primavera del 2023
L'irrigazione dei campi - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'irrigazione dei campi - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Fornire ai campi acqua pulita e sicura, buon alimento per l’agricoltura, garantendo la salute di ambiente, animali ed esseri umani. Allo stesso tempo offrire più acqua alla sete dei campi. Sono gli obiettivi del progetto sperimentale avviato l’anno scorso da Acque Bresciane e che vedrà la conclusione nella primavera 2023.

La spinta arriva dalla direttiva europea 741 del 2020, che dal 26 giugno dell’anno prossimo regolerà il riutilizzo in agricoltura delle acque urbane depurate, fissando parametri e requisiti a protezione della salute collettiva. Le norme pongono limiti più restrittivi che in passato. La scarsità ormai cronica della risorsa idrica è alla base del provvedimento.

In realtà, già da tempo i reflui servono l’agricoltura, ma si tratta di rendere questo uso più esteso, razionale, efficiente e sicuro, superando anche le diffidenze (legittime) del settore agroalimentare, preoccupato per la bontà dei prodotti. Una decina di giorni fa, in uno specifico convegno a Milano, l’Anbi (Associazione nazionale Consorzi gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue) ha chiesto che si proceda con decisione su questa strada con le necessarie garanzie igienico-sanitarie.

La ricerca del modello

Acque Bresciane, in collaborazione con il Politecnico di Milano, sta elaborando un modello per valutare i rischi microbiologici e chimici legati all’uso dei reflui, le soluzioni, le correzioni tecniche da adottare. La società ha finanziato un dottorato di ricerca specifico dell’università milanese. Il modello sarà applicato al depuratore consortile Bassa Franciacorta di Rovato, che serve otto Comuni e un potenziale bacino agricolo di centinaia di ettari. «Le acque depurate - spiega il direttore tecnico di Acque Bresciane, Mauro Olivieri - sono una risorsa da sfruttare, ma bisogna avere una efficiente gestione dei controlli sanitari». La direttiva dell’Ue, prosegue Olivieri, «obbliga il gestore dei depuratori a valutare i rischi sanitari dell’impianto e del collettore». Rispetto al passato,  l’approccio alla questione «è più moderno e innovativo. Non c’è ancora una prassi consolidata per l’analisi dei rischi. La collaborazione con il Politecnico ha proprio l’obiettivo di studiare problemi e soluzioni».

Il progetto pilota

Acque Bresciane fornisce nutrimento indiretto ai campi con i grandi impianti consortili di Rovato, Paratico e Torbole Casaglia (coinvolti ben 43 Comuni), scaricando i reflui depurati nei corpi idrici superficiali. Sono impianti recenti, la cui progettazione, spiega Olivieri, ha «tenuto conto di questa funzionalità secondaria». Di fronte ai parametri imposti dall’Ue, tuttavia, si è reso necessario un passo avanti. «La nostra iniziativa - prosegue Olivieri - ha due fasi. La prima teorica-metodologica, la seconda, in parallelo, pratica. È il progetto pilota sul depuratore di Rovato, dove il modello sarà applicato per verificare se e come funziona». È fondamentale «mettere nero su bianco e certificare ai cittadini la sicurezza dei reflui». E quindi del prodotto finale: il cibo.

La norma europea, dice Olivieri, riguarda il riutilizzo diretto degli scarichi in agricoltura e non il caso dei ricettori che a loro volta portano l’acqua in altri canali. «Tuttavia, noi abbiamo deciso di applicare la norma in tutti i casi. Ci sembra indispensabile, visto il nostro compito di gestori delle acque che tutelano la salute dell’ambiente e degli esseri umani».

Aumentare la quantità d'acqua

La novità intende assicurare la qualità della risorsa idrica, ma anche aumentare la quantità disponibile. Garantita la bontà igienico-sanitaria, si potrebbe creare una rete più diffusa e dei bacini mirati; senza contare che il rilascio diretto per l’agricoltura evita la dispersione nel tragitto per arrivare ai campi. Acque Bresciane pensa in grande: «Valuteremo i risultati del progetto, anche per arrivare preparati alla fase che riguarderà il mega depuratore del Garda». Una enorme quantità di acqua pulita disponibile. Il regolamento europeo afferma che l’Unione «potrebbe migliorare la sua capacità di reazione di fronte alle crescenti pressioni sulle risorse idriche attraverso un più ampio riutilizzo delle acque reflue trattate, limitando l’estrazione dai corpi idrici superficiali e sotterranei».

Il documento, approvato il 25 maggio 2020, prendeva atto che «l’acqua è già una risorsa limitata, con un terzo dell’Europa alle prese con lo stress idrico», mentre le proiezioni «suggeriscono che la situazione diventerà molto più grave nei prossimi anni». La siccità di questa estate conferma le fosche previsioni. Urgono interventi. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato