Giallo di Cologne: la vittima provò a dare fuoco alla villa di un top manager

Era da poco stato rinviato a giudizio per tentato incendio doloso nell’ambito di un’ampia inchiesta Dda
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COLOGNE, SI CERCA NEXHAT RAMA
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Gli inquirenti cercano Nexhat Rama. Ma lo cercano morto. Hanno più di un sospetto che sia lui il 40enne kosovaro ucciso e dato alle fiamme insieme a una Range Rover tra i filari di vite in località Rodenga a Cologne, nel primo pomeriggio di lunedì. L’uomo è sparito dai radar domenica, non risponde al telefono da 72 ore e nessuno l’ha visto più. Tanto meno, dopo avergli prestato l’auto ridotta a un ammasso di acciaio fuso dalle fiamme che hanno a lungo danzato sulla carrozzeria, l’ha più visto suo fratello.

Nexhat Rama - © www.giornaledibrescia.it
Nexhat Rama - © www.giornaledibrescia.it

Verso il processo

Nexhat Rama risulta residente in Franciacorta da tempo. Non è sposato. Non ha figli. Sulla sua fedina penale alcuni precedenti e un conto in sospeso con la giustizia. Almeno uno. Era da poco stato rinviato a giudizio per tentato incendio doloso. Stando all’ipotesi accusatoria, avrebbe dovuto essere l’esecutore materiale di un rogo rimasto in potenza, da appiccare alla villa sul lago di Garda e alle sue pertinenze di un manager della grande distribuzione. Nel mirino suo, del suo mandante e di diversi complici finiti a vario titolo nella indagine coordinata dal magistrato della Dda Paolo Savio, la proprietà riferibile a un manager della grande distribuzione.

I precedenti

Rama aveva affrontato altri due processi nel recente passato. Nell’ottobre del 2020 fu assolto dall’accusa di estorsione ai danni di un imprenditore iseano attivo nel settore della progettazione di piscine e giardini. La vittima riteneva che il 40enne avesse cercato di farsi consegnare 400mila euro e così si rivolse ai carabinieri che organizzarono una consegna controllata di denaro e lo arrestarono in flagranza di reato. A processo il difensore di Rama, l’avvocato Patrizia Scalvi, riuscì a dimostrare che il suo cliente vantava un credito nei confronti della presunta vittima. Il giudice dell’udienza preliminare ne prese atto, prese atto anche del modo violento con il quale il 40enne aveva cercato di ottenere il denaro dovuto, riqualificò i fatti in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e lo prosciolse per mancanza delle querela, condizione necessaria di procedibilità. Sul certificato penale di Nexhat Rama resta una condanna per detenzione di diversi proiettili di arma comune.

I carabinieri, durante una perquisizione a casa, gli trovarono due dozzine di pallottole 9x21. Lui si affrettò a dire che non erano sue, che quell’involucro di carta stagnola trovato negli spazi comuni del suo condominio poteva avercelo messo chiunque. Non venne creduto e fu condannato a quattro mesi. Una sciocchezza rispetto alle accuse che avrebbe dovuto affrontare nel prossimo futuro.

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