Femminicidio di Castegnato, Ezio Galesi condannato all'ergastolo
Come chiesto dal pubblico ministero stamattina, la Corte d’Assise di Brescia al termine del processo di primo grado ha condannato all’ergastolo Ezio Galesi, l’uomo che a ottobre del 2021 a Castegnato uccise con almeno 16 martellate la ex compagna Elena Casanova, di 49 anni, che aspettò fuori casa dopo averla incontrata in un negozio nel pomeriggio.
«Quando l’ho vista ridere mi è scattato qualcosa e ho deciso di ucciderla» ha ammesso nel corso del processo Ezio Galesi.
L’uomo non era in aula alla lettura della sentenza. Presenti invece la figlia e l’anziana madre della vittima, per le quali la parte civile ha chiesto un risarcimento di 200mila euro a testa.
La ricostruzione
«Chiamate i carabinieri, l'ho uccisa a martellate» sono state le prime parole di Ezio Galesi la sera del 20 ottobre 2021, dopo avere ucciso Elena Casanova, 49 anni, a Castegnato. I due avevano avuto una relazione, che al momento del femminicidio era finita. Galesi ha ucciso Casanova fuori dalla sua abitazione: l’ha seguita e quando lei ha parcheggiato ha prima infranto con un martello il finestrino della vettura e poi l’ha colpita almeno 16 volte, come ha accertato l’autopsia. Ad allertare le forze dell’ordine sono stati i vicini. Tra i primi a vedere il corpo esanime di Elena Casanova anche l’ex marito, che stava passando di lì insieme a loro figlia.
Durante il primo interrogatorio che ha dato inizio al procedimento per omicidio volontario, Galesi ha detto al pubblico ministero: «In quel momento la volevo uccidere. C’erano dei sentimenti, anzi no, ritratto e non voglio rispondere a questa domanda. È stato un raptus».
La prima udienza del processo si è tenuta quasi un anno dopo, il 18 ottobre 2022. In quell’occasione è stata disposta la perizia psichiatrica per Galesi, che si trova in carcere dal momento dell’omicidio, ed è emerso come Elena Casanova abbia sofferto un’agonia di diversi minuti prima di morire. Nella successiva udienza del 29 novembre è stata ricostruita la paura della 49enne per la propria incolumità già 6 mesi prima di essere uccisa. In aula davanti alla Corte d’Assise Galesi ha cercato di giustificare il femminicidio con l’ansia che gli avrebbe provocato l’ex compagna facendolo pedinare, fatto non dimostrato. «Quando l’ho vista ridere all’Obi, non ho capito più nulla. Ho deciso di ucciderla, sono andato a prendere il martello e sono passato da lei» ha raccontato.
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