Fatture false: «Ha consegnato i milioni nascosti in giardino, la pena sia contenuta»
Hanno ammesso ogni addebito. Hanno consegnato agli uomini della Gdf e ai carabinieri le coordinate gps di tutti i nascondigli nei quali avevano nascosto 14 milioni di euro in contanti. Si sono dissociati dai complici. Queste le ragioni per le quali, secondo il loro difensore, il giudice dovrebbe essere clemente e condannare Giuliano Rossini, sua moglie Silvia Fornari, suo figlio Emanuele, la cognata Marta Fornari a pene contenute.
Questo il senso dell’intervento dell’avvocato Lorenzo Cinquepalmi nel corso della penultima udienza del processo abbreviato a carico dell’imprenditore di Gussago e dei suoi famigliari accusati, in concorso con altre cinque persone, di associazione per delinquere finalizzata ad una frode fiscale che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe tradotta nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti per circa mezzo miliardo di euro e all’evasione di circa 90 milioni, ricavati grazie alla retrocessione in contanti degli importi dei documenti contabili emessi al solo scopo di abbattere l’imponibile e di creare massicce provviste di contante.
L’accusa
Buona parte di quel denaro fu rinvenuto alla fine della scorsa estate interrato nel giardino di casa dei Rossini, ma anche murato in un’intercapedine della cantina o nascosto nella soffitta della casa del figlio.
Per gli inquirenti però quel mucchio di denaro in contante non è che una parte del tesoro sottratto al Fisco dal commerciante di metalli ferrosi e non e dai suoi. Come dichiarato dallo stesso capofamiglia al sostituto procuratore Claudia Passalacqua, titolare delle indagini, denaro è stato trasferito all’estero. I sospetti degli inquirenti si focalizzano su conti correnti a Panama e in Austria, che Rossini ha ammesso di avere, ma dei quali non ha voluto fornire le coordinate.
Questa la ragione per la quale il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello della Procura contro la decisione del gip di alleggerire le misure cautelari emesse a suo tempo a carico della moglie di Rossini, che è passata dal carcere ai domiciliari, ma anche del figlio e della cognata, che dopo mesi chiusi in casa, hanno potuto lasciarla con il solo obbligo di presentarsi in caserma per la firma. Sulla decisione dei giudici della libertà di ripristinare le misure più pesanti pende ora ricorso per Cassazione. L’udienza di discussione non è stata ancora fissata; le probabilità che lo sia prima della sentenza con la quale il 12 si chiuderà l’abbreviato sono davvero remote.
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