Fatica, nebbia e fede portano 500 pellegrini sul Guglielmo

I 120 anni del Redentore protagonisti del tradizionale ritrovo di luglio. Il monito del vescovo Mazza per la natura
  • Festa del Redentore, in 500 sul Guglielmo avvolto dalla nebbia
    Festa del Redentore, in 500 sul Guglielmo avvolto dalla nebbia
  • Festa del Redentore, in 500 sul Guglielmo avvolto dalla nebbia
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Centovent'anni di Redentore, vissuti da 500 pellegrini e appassionati della montagna tra tradizione e innovazione. Come sempre alla terza domenica di luglio la ricorrenza che celebra il monumento costruito sulla vetta del Guglielmo nel 1902 ha portato tanta gente, momenti di raccoglimento collettivo e una bella festa, con l’impeccabile regia dell’Associazione culturale Redentore. Quest’anno però per la prima volta a quota 1.920 metri è arrivata anche la tecnologia digitale, con il posizionamento e l’attivazione da parte del Comune di Zone di un’area wi-fi attorno al Monumento, che ha integrato il sistema radio, e ha reso possibile la connessione alla rete web anche tra le aquile e le marmotte.

Per il centoventesimo anniversario poi il sodalizio presieduto da Cesare Giovanelli ha organizzato, con il Photo club di Lumezzane, il concorso fotografico «120 passi verso l'Altissimo» e sta realizzando un libro dedicato sia alla storia del Monumento del Gölem che a quella degli altri 19 monumenti sparsi per l’Italia, in rappresentanza di tutte le regioni.

La cerimonia

Come sempre il momento è stato il ritrovo per la messa più suggestiva dell’anno, celebrata tra le cime e la natura selvaggia dell’alta montagna, ieri avvolti entrambi dalle nuvole e immersi in una temperatura sotto i 20 gradi. Visto l’importante compleanno la celebrazione è toccata al vescovo emerito di Fidenza, Carlo Mazza, una personalità di spicco che per 20 anni ha avuto il ruolo di padre spirituale della nazionale italiana alle Olimpiadi. Al suo fianco hanno concelebrato don Lorenzo Pedersoli (Zone), don Emanuele Mariolini (Marone e Sale Marasino), don Gabriele Banderini (Bedizzole), don Pietro Minelli (Inzino, Gardone Valtrompia e Magno), don Davide Podestà (Castel Mella) e due sacerdoti provenienti dalla Polonia.

Monsignor Carlo Mazza, da un luogo che più propizio non si poteva, ha ricordato l’importanza nelle nostre vite dell’armonia interiore, «perché tutti abbiamo il diritto di stare bene», e dell’armonia esteriore, «perchè tutti abbiamo il dovere di essere amabili con gli altri», ma anche del lavoro per difendere la natura, «perché anche in questo ognuno deve prendersi le sue responsabilità e non delegare ad altri, fungendo da esempio determinante per le nuove generazioni».

La storia

A ricordare il percorso che portò alla costruzione del Monumento al Redentore è stato Cesare Giovanelli, che dal 1998 con l’Associazione culturale l’ha reso una perla di bellezza artistica. Della costruzione, come detto, si occupò nel 1902 Giorgio Montini. Nel 1966 il figlio, papa Paolo VI, ne volle il restauro e dal 1998 al 2012 sono stati posati la statua dedicata a Paolo VI, il portale dedicato a papa Giovanni Paolo II e, tra il 2008 e il 2011, cinque mosaici in vetro di Murano con 450.000 tesserine. Una storia con capitoli ancora da scrivere.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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