Ettore Dorici, i suoi 7 rapaci e il sogno di diventare falconiere
C’è chi sogna di diventare un bravo pilota, chi un calciatore, un insegnante o un poliziotto: la lista del lavoro dei sogni è lunga. E poi c’è Ettore Dorici, la cui aspirazione è essere, un giorno, un bravo falconiere. Per lui, che non ha ancora compiuto trent’anni ma si esercita per raggiungere il suo obiettivo già da cinque, la strada è ancora lunga.
Affascinato
«In questo complesso ma affascinante percorso sono affiancato da Massimo Zurletti, uno dei falconieri più in gamba d’Italia - racconta Ettore -. Con i rapaci nulla va lasciato al caso: prima ancora di farli volare occorre addestrarli con meticolosità e prendersi cura del loro benessere quotidianamente». Nella vita di tutti i giorni Ettore lavora in una ditta del posto ed è appassionato di caccia, calcio e moto. La falconeria, sua più grande passione, è arrivata ad essere molto più di semplice hobby.
Custodisce i suoi sette rapaci - falchi pellegrini, accipiter gentilis e persino un’aquila di quasi quattro chili - in una zona protetta sulle pendici del monte proprio accanto alla sua abitazione di Paratico. Quotidianamente, anche tre o quattro volte al giorno, attraversa la strada che lo separa da loro per nutrirli e trascorrervi del tempo insieme e, nei periodi di caccia, li fa volare spessissimo.
Di curioso, nella storia di questo ragazzo, c’è che nessuno della sua famiglia ha confidenza né ha mai praticato la caccia. Tantomeno ha avuto a che fare con i rapaci. «Quando dissi a mio padre che volevo prendere un falco mi chiese se fossi diventato matto» ricorda Ettore con il sorriso. Durante una visita ad una fiera del settore conobbe alcuni falconieri bresciani tra cui l’allevatore botticinese Franco Gaeti, con il quale frequentò un corso di avvicinamento.
Successivamente l’incontro «illuminante» con il cuneese Zurletti, «che mi sta permettendo di crescere come mai avrei pensato di poter fare». Centrale, quando si pratica la falconeria, è il rapporto che si crea con l’animale. Prima di farlo volare occorre addestrarlo affinché, fra le altre cose, riconosca il logoro, il simulacro di una preda all’interno del quale viene riposta della carne, che ha lo scopo di richiamare indietro il rapace anche da distanze enormi. «Quando sarò pronto mi piacerebbe affrontare delle competizioni - racconta Ettore -. Con il lavoro i risultati arrivano e l’anno prossimo punto ad alzare l’asticella».
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