Elio non ricorda, ma afferma: «Ho ucciso il mio amore»
L’amore malato tra Elio Cadei e Simona Simonini è scritto nell’interrogatorio rilasciato dall’uomo accusato dell’omicidio della compagna, trovata senza vita a Provaglio d'Iseo. Quattordici domande e altrettante risposte per raccontare un dramma.
«In cucina mi sono reso conto della presenza di tracce di sangue sul pavimento e ho detto tra me e me: "accidenti, ci siamo picchiati di nuovo"», ha affermato Cadei davanti al pubblico ministero Lara Ghirardi lunedì scorso. Una premessa: «Quella sera abbiamo bevuto sette bottiglie di vino». La coppia non era nuova a serate all’insegna di alcol, psicofarmaci e botte.
L’ultima volta, domenica scorsa. Lei è morta con lividi ovunque sul corpo, lui ha un ematoma e due fori sul piede destro. «Me ne sono accorto in caserma quando ho chiesto di poter slacciare la scarpa in quanto sentivo dolore, ma non mi ricordo come mi sia procurato le ferite».
Lei, stando alle risposte date dall’uomo nell’interrogatorio, voleva altro vino. Lui voleva dormire. In quel momento potrebbe essere scattata la lite furiosa. Una lite che Cadei non ricorda.
Poi, la scoperta. Simona «si trovava in camera a terra, ho cominciato a chiamarla più volte, le ho toccato il polso ed il collo e mi sono reso conto che era morta». A questo punto dell’interrogatorio l’uomo scoppia in lacrime.
«Ho ucciso il mio amore», afferma al pm, che chiede spiegazioni sulla dichiarazione che suona come un’ammissione. Ma non lo è. «È solo quello che ho pensato nel vederla morta».
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